“Il sale della terra”: una ricerca personale

Il sale della terra (2014) è un documentario che racconta la vita e le opere del fotografo brasiliano Sebastião Salgado. La storia è narrata dal regista e fotografo tedesco Win Wenders e dal figlio di Sebastião, Juliano Salgado.

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La locandina del film è l’immagine di un uomo che ha dovuto lavorare per quarant’anni prima di trovare la fotografia giusta: quella cioè che rappresentasse il finale della sua ricerca personale e della sua lirica artistica.

Il sale della terra si dimostra una lettura reale della nostra condizione terrena, che lascia, al termine dello spettacolo, la speranza di un futuro migliore per l’intera Umanità. Al di là della tecnica fotografica – definita dai critici “inopinabile” – e le scelte registiche di Wenders, l’essenza del documentario rivive nell’ancestrale verità di come l’amore, la fede e la passione, possano diventare un’indomabile forza che, se ben utilizzata, permette di essere trasformata in opera ed esempio per tutti.
La vita del protagonista, infatti, è una continua crescita dove personale e professionale non trovano alcuna dicotomia. Nel documentario Salgado danza fra carne, natura e spirito, in una ricerca che inizia con il bisogno di testimoniare le tragedie causate dall’ avidità e crudeltà umana e che finisce con la Genesi di una nuova era – dal nome del suo ultimo lavoro fotografico. Quest’ultima fase di crescita, una raccolta di immagini che omaggiano la bellezza del nostro pianeta, è pregna di un silenzio pieno di vita che dà valore al senso ultimo dell’esistenza. Quello, cioè, di allontanarsi dal baccano del mondo senza mai abbandonarlo, per immergersi invece nel mezzo della sua arteviva, quella che conta davvero: la natura incontaminata e onnipresente, di cui basta prendere coscienza, per innalzarla a miglior alleata dell’Uomo e della sua felicità.

Nonostante abbia profondamente influenzato la fotografia a partire dagli anni ’80, quando ne parla, le sue affermazioni riguardo ad essa sono semplici. «Quando fai un ritratto non sei solo tu a fare la foto, ma è la persona che ti offre la foto… ». Frasi che se lasciate cadere senza direzione, animano il banale. Se unite alla pratica di Sebastião, invece, danno concretezza, riempiono l’animo dello spettatore.

Non mi soffermo sui contenuti, consiglio invece di scoprirli con cuore aperto e sguardo vigile. Una dopo l’altra, vengono affrontate le sofferenze comuni dell’Uomo. Allo stesso tempo, viene presentata la possibilità di liberarsene, per mezzo di un diverso atteggiamento mentale e spirituale.

Guardando questo documentario ho pensato a Gandhi quando diceva che «la superiorità numerica è gradita ai timorosi e il prode in spirito si glorifica di combattere da solo».
Sebastião Salgado ha difeso il mondo in una guerra solitaria cambiando prima di tutto se stesso e, facendolo, è riuscito a rendere meno insipida la speranza di chi ha saputo ascoltarlo.

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Cultura
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sabato 27 Luglio 2024