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Il film girato a Trento su Chiara Lubich: quante cose ancora non sapevate di lei?

Siete passati per via Belenzani ad agosto e vi sembrava di essere in una città in guerra? Niente paura! Si tratta del regista Giacomo Campiotti e della sua nuova produzione, in uscita nelle sale in autunno, grazie ad una coproduzione Rai Fiction – Casanova Multimedia con il supporto della Film Commission e della Provincia di Trento.

Nomi importanti quindi, a cui si aggiungono le esperienze e le collaborazioni internazionali del curriculum del regista che nell’arco della sua carriera ha raggiunto molti riconoscimenti importarti.

Ma perché proprio Chiara Lubich? E soprattutto chi era questa donna? Il film la coglie nei suoi 23 anni, nel pieno della seconda guerra mondiale, impersonata dalla bravissima attrice Cristiana Capotondi. Lei è solo una ragazza, eppure inizia già a farsi sentire nel mondo. Appena convertita, cerca di realizzare, insieme alle persone che la seguono, un ideale di pace. Di lì a poco fonderà infatti il movimento dei Focolari, che oggi è presente in oltre 180 paesi con più di 2 milioni di aderenti. Stiamo quindi parlando di religione, fede, voto di castità, povertà e obbedienza? Sì, ma per meglio dire no.

Chiara Lubich, il cui nome di battesimo è Silvia Lubich, è stata una donna che ha fatto di tutto, fuorché cose prevedibili. Non è riuscita ad entrare all’Università, eppure ha ricevuto 16 lauree honoris causa nelle discipline più svariate. Ha fatto voto di castità, ma non ha mai indossato un abito da suora e non ha mai escluso il dialogo con altre religioni o culture dalla sua vita: cose straordinarie per l’epoca. Durante il bombardamento non lascia Trento, ma anzi si adopera per aiutare i poveri aumentati a dismisura a causa della guerra. Influenzate dal suo carisma e dalla sua forza, molte ragazze la seguono, ma non solo: Chiara Lubich diventa un punto di riferimento anche per uomini, soli o sposati, per persone atee o provenienti da fedi religiose diverse. La rete sociale creata da Chiara Lubich promuove l’unità e l’uguaglianza sotto ogni aspetto e senza nazionalismi.

Cosa c’è di più strano per l’epoca di una donna sola che promuove principi decisamente anomali, all’interno di un’istituzione, la Chiesa, che però non segue pedissequamente, ma anzi punta ad innovare? Precorre i tempi di almeno 25 anni ed infatti si attira critiche e indagini su di lei di non poco conto (dal 1951 al 1964 subisce il severo controllo del Ministero vaticano della dottrina). Come se non bastassero le sue idee “rivoluzionarie” elencate fino a qui, Chiara Lubich progetta un nuovo modello economico, chiamato “economia di comunione”. Esso consiste nel destinare il 30% degli utili di un’azienda a progetti solidali e a promuovere altre imprese in continenti svantaggiati o predati. Ad oggi ben 230 aziende mettono in pratica questo modello.

Lubich sosteneva che la patria altrui andasse amata come la propria e non sopportava che ci fossero quindi continenti sottosviluppati e depredati. La ferocia dell’accumulo nell’epoca del capitalismo non faceva che peggiorare questa situazione. Quindi si è adoperata per costruire ospedali in Cameroon ed in altre realtà povere, si è interessata ai conflitti dei paesi dell’Est e ha sviluppato progetti per tutte le categorie deboli, dagli orfani, ai giovani prossimi alle rivolte del ‘68.

Non si esagera, se si afferma che Chiara Lubich ha davvero tentato di rivoluzionare il mondo.

Cultura
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