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I fiori del male – Janis Joplin

Janis Joplin ha condotto un’esistenza inquieta fin dall’età dell’adolescenza. Durante gli anni delle superiori è presa di mira per via del suo aspetto fisico e dei suoi ideali di uguaglianza (a dir poco progressisti, in un contesto fortemente razzista come quello texano). Le cose non migliorano nemmeno al college.

Per tutta la vita cercherà conforto in alcol e droghe, ma il vero rifugio dove poter trovare sollievo dai demoni che la tormentano è la musica. Così, all’età di 17 anni, fugge dalla sua “prigione natale” – come chiama Port Arthur, la città dove è nata il 19 gennaio 1943 – per seguire le orme delle sue stelle musicali preferite: Odetta, Leadbelly e Bessie Smith.

Comincia esibendosi nei club country di Houston e di altre città del Texas ma, non appena racimola abbastanza denaro, prende un bus per la California. È l’era hippy e Janis entra a far parte di diverse comuni, stabilendosi a San Francisco per alcuni anni. Lì diventa la vocalist di “Big Brother and the Holding Company”, band con cui in poco tempo raggiunge un successo tale da convincerla a intraprendere la carriera solista nel 1968. Joplin diventa un simbolo del rock al femminile, una figura che nulla ha da invidiare ai colleghi del tempo, da Jim Morrison a Mick Jagger.

Raggiunge l’apice della carriera insieme alla “Full-Tilt Boogie Band”, con cui realizza il suo album capolavoro Pearl (titolo tratto dal soprannome con cui la chiamano gli amici). Janis però non ne vedrà mai la pubblicazione. Mentre il mondo della musica è ancora sotto shock per la morte di Jimi Hendrix, il 4 ottobre del 1970 arriva la notizia che al Landmark Motor Hotel di Hollywood, California, è stato trovato il corpo senza vita di Janis Joplin. Due settimane dopo la scomparsa di uno dei più grandi chitarristi di sempre, si spegne anche la voce femminile più blues della storia del rock, uccisa da un’overdose di eroina a soli 27 anni.

La morte prematura non impedisce alla voce di Janis Joplin di entrare nell’olimpo della storia della musica, grazie alla sua peculiarità: una voce appassionata e straziante, che è insieme ruggine e miele, furore e tenerezza, malinconia blues e fuoco psichedelico. Un canto unico e inimitabile in tutta la storia della musica, capace di incantare il pubblico e di influenzare intere generazioni di vocalist, da PJ Harvey ad Annie Lennox. Oggi la critica la considera all’unanimità una delle migliori interpreti bianche di blues di tutti i tempi.

Alcune settimane prima di morire, Joplin aveva acquistato la lapide della tomba di Bessie Smith, la sua grande musa ispiratrice. Ironia della sorte, il suo ultimo brano si è poi rivelato una macabra profezia: “Buried alive in the blues”, sepolta viva nel blues.

Cultura
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lunedì 4 Dicembre 2023