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Fortuna che c’è Zerocalcare

È finalmente uscita su Netflix “Questo mondo non mi renderà cattivo” che, attenzione, non è la seconda stagione di “Strappare lungo i bordi”, bensì una storia che Zerocalcare ha scritto e diretto ex novo – pur con il ritorno di qualche personaggio familiare (l’immancabile Armadillo-coscienza interpretato da Valerio Mastandrea, oppure Secco con il suo annamo a pijà er gelato?). A rendere invece questa serie completamente diversa dalla “sorella” uscita nel 2021 è un elemento chiave di tutta la produzione del fumettista romano: la politica.

Non la politica politicante, quella fatta di “gente di partito” e che “fa male alla pelle” (cit.), ma quella che quotidianamente anima la vita delle persone, soprattutto in periferia. L’impegno politico, insomma, cioè l’orizzonte di valori che ci spinge a fare determinate scelte piuttosto che altre. In tal senso, Zero trasforma in fumetto ciò che Fabrizio De André condensava in canzone, ovvero l’attenzione per gli ultimi, per gli emarginati, per tutte le persone che restano tagliate fuori dalla narrazione mediatica mainstream (migranti e tossicodipendenti, in questo caso).

L’artista dipinge la realtà così com’è, senza retorica né sconti. Mostra una società malata che crea costantemente pretesti per renderci cattivi, violenti e incapaci di provare empatia. «Non è più la primavera dell’omertà: è l’inverno del narcisismo» sentenzia l’irresistibile voce di Silvio Orlando in un episodio. Così anche le persone più insospettabili possono cadere nella trappola dell’egoismo, spinte da dinamiche – homo homini lupus – che perseguitano l’umanità dal suo principio.

Parte della critica considera un difetto l’alternarsi di scene che portano avanti la trama e scene che invece raccontano riflessioni interiori dell’autore, tipicamente rappresentate come dialoghi tra sé e l’Armadillo. Punti di vista: per chi scrive, le parentesi introspettive non interrompono né appesantiscono la storia, ma la arricchiscono. Anche perché la capacità di Michele Rech di farsi portavoce – suo malgrado – dei disagi della sua generazione, degli indifesi e della gente di periferia si manifesta proprio nei suoi dialoghi interiori ed è uno dei motivi per cui è così amato dal suo pubblico.

Un altro motivo è sicuramente il talento con cui riesce a condire di sarcasmo anche le situazioni più delicate. La signora sarda, madre dell’amico Cesare, che parla come se Yoda fosse nato a Cagliari varrebbe di per sé il “prezzo” del biglietto.

Avere una voce libera, impegnata e disincantata come quella di Zerocalcare è un vanto e una fortuna da valorizzare in ogni modo. Un plauso quindi a Netflix non solo per averlo capito, ma anche per avergli lasciato carta bianca e avergli permesso di realizzare una serie che molti, moltissimi altri produttori avrebbero giudicato troppo scomoda.

Cultura
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sabato 23 Settembre 2023