Figurazione nell’arte islamica
Si fa molta fatica a trovare in una moschea rappresentazioni di qualsiasi genere, in particolar modo figure umane, animali o vegetali di tipo realistico. Nella moschea, massima espressione religiosa dell’Islam e della sua arte, non ci sono immagini figurative.
Il Corano non proibisce le immagini e non esiste iconoclastia nell’arte islamica, ma, nonostante queste affermazioni, vi sono ragioni per cui in quest’arte non è pertinente la raffigurazione, soprattutto per le espressioni classiche del Medioevo. Nel Corano si condanna lo scandalo e l’eccesso che conseguono l’adorazione: inginocchiarsi di fronte a un simulacro diverso da Dio è un’offesa. Si può pertanto sintetizzare che le immagini nell’Islam non sono proibite, ma solo le figurazioni devozionali.
Ecco qualche esempio di quello che c’è.
La mattonella in terracotta [Fig. 1] faceva parte di un fregio. Vi è rappresentato un vigoroso leone, la cui coda si confonde con i motivi floreali: sia questi ultimi che la coda prendono inoltre la forma di testa di drago sotto le sue zampe.
[Fig.1]
Una semplice fibbia si trasforma in una placchetta di bronzo fuso [Fig. 2] su cui compare un arciere a cavallo che caccia un drago in fuga. Una ciotola di ottone battuto inciso in argento [Fig. 3-4] riporta quattro cartigli ciascuno con un cavaliere e un’iscrizione in thuluth: “Al nostro Signore, il più potente Sultano, il Dominatore delle nazioni, il Sultano dei sultani degli Arabi”. All’interno è incisa la Fonte del Sole persiana, un motivo di buon augurio.
Questo bicchiere di vetro [Fig. 5-6] miracolosamente intatto, elegante sia nella forma che nella decorazione, ritrae due uomini con turbante che catturano aironi vicini a un corso d’acqua. Nell’arte islamica le scene di caccia, libagioni e banchetti fanno parte del filone preislamico dell’intrattenimento cortese.
Come la bella principessa riportata sul piatto a tre piedi in pasta fritta [Fig. 7-8]; le foglie che la circondano sono forse una semplificazione di un giardino.
La gran parte dell’arte figurativa islamica si può ammirare anche nelle miniature dei manoscritti, come nel Libro dei re Shah Namah [Fig. 9]. Nelle sue illustrazione a striscia viene rappresentato il re sasanide Bahram Gur a cavallo munito di parasole, simbolo di regalità, mentre i comandanti sconfitti gli chiedono clemenza.
Una tra le più belle figurazione è quella dedicata a un giovane artista concentrato a disegnare [Fig. 10]. Si tratta di una delle miniature più celebri in pittura policroma su carta, realizzata da Bihzad, il più celebre maestro miniaturista, la cui firma è visibile in basso a sinistra. Il giovane indossa una sopraveste di seta rossa e l’indumento in oro e blu è un tipico coprispalla cinese; l’eleganza viene però spezzata dall’intimità del piede scalzo.
La fusione della tradizione pittorica iraniana, cinese e centro asiatica donarono vivacità all’arte figurativa islamica del Quattrocento.
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domenica 8 Dicembre 2024