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Economia e cultura insieme per il futuro, Luca Zingaretti al Festival dell’Economia

“Penso che l’economia sia lo strumento migliore per cercare di capire il punto in cui il mondo si trova e verso dove sta andando, la chiave per predire il futuro: una cosa quasi impossibile da fare, vista la velocità con cui progredisce la tecnologia. Un’economia che si occupa anche di cultura è un’economia che riflette anche su sé stessa, quindi ben venga”. Così Luca Zingaretti ha risposto alla nostra domanda sull’importanza di trattare di cultura in un evento come il Festival dell’Economia.

Abbiamo avuto l’occasione di incontrare l’attore, regista e produttore romano poco prima del talk Produttori creativi: da attore a imprenditore che lo ha visto protagonista, sabato 27 maggio, a raccontare la sua carriera sia dal punto di vista attoriale, sia imprenditoriale, spiegandone le varie sfaccettature.

La prima domanda della moderatrice dell’incontro, Nicoletta Polla Mattiot, direttrice di How to spend it, si è incentrata proprio sul passaggio dal ruolo di attore a quello di imprenditore. “Non ho mai pensato di diventare imprenditore – ha spiegato Zingaretti – ma a un certo punto della mia carriera ho sentito un’urgenza, data dallo scompenso derivato dal fatto che quando sei un attore ti puoi trovare a recitare qualcosa che non sta in piedi, storie poco interessanti, che ti stanno strette”. Tale urgenza ha spinto l’attore a diventare anche produttore e a fondare, insieme alla moglie Luisa Ranieri, una società di produzione che ha permesso loro di “seguire storie che ci appartenevano”.

Una di queste storie è raccontata nella serie televisiva Le indagini di Lolita Lobosco, tratta dai libri di Gabriella Genisi, che presenta “uno straordinario e potentissimo personaggio femminile, una donna moderna con idee chiare sul suo essere donna, in particolare in un mondo maschile come quello della polizia”. Una serie che ha riscosso un grande successo di pubblico, soprattutto femminile: “Il fatto che sia piaciuta alle donne è da sottolineare, perché gli uomini accordano il loro gradimento molto più facilmente. Le donne, invece, quando le conquisti diventano il pubblico più fedele e se le convinci ti rendi conto di aver lavorato bene”.

Qualche battuta, poi, anche sulla professione che ha fatto conoscere Zingaretti al grande pubblico, quella dell’attore: “Ognuno ha il proprio metodo per recitare, io credo che i grandi metodi americani in Italia funzionino meno, perché abbiamo molta storia alle spalle. Il mio personale metodo parte dall’analisi del testo, dal capire perché le cose avvengono in un determinato modo. Poi viene il porsi nell’ottica di difesa del personaggio e, infine, capito il personaggio si capisce come farlo comportare, lo si costruisce con piccole cose: il colore delle scarpe, la cravatta, la camminata.” Un excursus, a questo proposito, sull’interpretazione di Adriano Olivetti, nella miniserie a lui dedicata: “Mi pongo sempre in maniera razionale nei confronti di un personaggio, più informazioni si hanno più si fa fatica a interpretarlo perché bisogna trovare la chiave giusta. Io ho compreso che Olivetti di carattere tendeva a stare nel proprio ma seguiva un sogno, aveva un ribollire di idee. Quando l’ho capito mi è tornato tutto.”

Infine, uno sguardo al futuro. “Bisogna istruire i giovani ad adattarsi al cambiamento, a essere duttili e resilienti, poiché il futuro dipende dallo sviluppo tecnologico che, essendo molto rapido, rende tutto più incerto”. Incertezza di cui tutti siamo stati testimoni recentemente, anche a causa della pandemia che ha portato alla ribalta problemi che prima erano collocati sullo sfondo, come l’emergenza climatica. Per Zingaretti: “Il futuro è già cominciato, stiamo andando con una barca contro gli scogli, c’è chi però ci sta avvertendo di questo” e, ritornando alle parole iniziali, l’economia in questo ha un ruolo fondamentale. Se poi riflette sulla cultura, ancora meglio.

Cultura
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martedì 19 Marzo 2024