Da qui alla luna, il racconto di Vaia cinque anni dopo

16 milioni gli alberi caduti durante la tempesta Vaia nel 2018. 16 milioni gli uomini caduti durante la Prima Guerra Mondiale terminata nel 1918. A distanza esatta di cento anni una concomitanza numerica che fa riflettere, allora fu la brutalità della guerra, oggi la furia del cambiamento climatico. Altri numeri, poi, stimolano il pensiero: con gli abeti rossi abbattuti dal vento si sarebbero potuti costruire un miliardo e mezzo di strumenti musicali, oppure, mettendo uno sopra all’altro i tronchi distrutti si sarebbe potuta colmare la distanza che separa la Terra dalla Luna. E se queste cifre non corrispondono direttamente a soldi, con la conta dei danni il denaro perso è comunque elevato. La causa è da ricercare nella crisi climatica, che imperversava nel 2018 e di cui oggi, cinque anni dopo, ci rendiamo sempre più conto.

Con queste considerazioni si è aperto, giovedì 26 ottobre 2023 al Teatro Sociale di Trento, il sipario su Da qui alla luna, spettacolo scritto da Matteo Righetto, diretto da Giorgio Sangati e interpretato da Andrea Pennacchi; con l’accompagnamento degli intermezzi musicali di Carlo Gobbo alla chitarra e dell’orchestra di archi degli allievi del Conservatorio Bonporti di Trento e Riva del Garda, diretta da Carlo Carcano. Pennacchi, tra umorismo e serietà, ha portato il pubblico attraverso tre storie raccontate da tre voci, che si srotolano tra il passato e il presente delle zone colpite dalla tempesta attraversando la notte di Vaia, la terribile notte che ha segnato un prima e un dopo.

Le tre storie iniziano tutte il medesimo giorno, nelle vallate bellunesi, durante gli stessi attimi del 24 ottobre 2018. Nel piccolo paese di Taibon Silvestro, muratore di 52 anni, al bar come ogni tardo pomeriggio discute con gli altri avventori sul caldo anomalo di quei giorni, sul föhn che soffia a fine ottobre esageratamente tiepido. In un villaggio poco lontano Paolo, 12 anni e il sogno di diventare atleta di Biathlon, cerca di concentrarsi sui compiti di matematica. In un altro abitato Agata, una signora di quasi ottant’anni, sgrana un rosario in preghiera per un amico defunto. Tutti e tre alzano gli occhi e notano del fumo: è scoppiato un grande incendio. Incendio le cui fiamme, sospinte dal vento caldo sul terreno secco dalla siccità, arriveranno a bruciare mille ettari di bosco.

Silvestro si mette in moto da volontario della Protezione civile, Paolo ammira gli speciali mezzi di soccorso con i compagni di scuola, Agata osserva dalla finestra con apprensione. Tutto cambia quando cade la prima goccia di pioggia. La si accoglie con gioia: spegnerà l’incendio. Ben presto, però, la situazione cambia, le previsioni meteo sono preoccupanti, vengono diramate allerte di elevata pericolosità. Vaia comincia ad accanirsi con pioggia incessante e raffiche di vento fino a 160 chilometri orari.

Drammatico è il racconto di quelle ore dalla voce di Silvestro, che aiutando ad evacuare le persone in difficoltà guarda al cielo e si arrabbia con Dio per i torrenti che esondano e i tetti scoperchiati. Smarriti gli occhi di Paolo, per la reazione angosciata dei genitori che si ricordano l’alluvione storica del 1966 e definiscono questa di molto peggiore. Agitata la notte di Agata, che nella sua solitudine, alla luce di una candela, ha paura nel vedere cosa sta accadendo fuori dalle solide mura di casa.

Intrecciando ironia e drammaticità, accompagnato dalle note suggestive dell’orchestra d’archi e dalla chitarra di Gobbo, Andrea Pennacchi è riuscito a far rivivere la terribile notte della tempesta Vaia portando il pubblico a sentire da vicino gli schianti degli alberi e il battere incessante della pioggia, a provare l’angoscia e la paura di chi quella notte l’ha attraversata in prima persona.

Il messaggio trasmesso è uno, e chiaro: il nostro Pianeta è fragile e noi come uomini abbiamo perso e compromesso il fondamentale rapporto con la natura. La crisi climatica è qui, ora, non è un tema rimandabile ed è importante occuparsene. Per il presente e il futuro dei boschi, delle vallate, di Agata, Silvestro, Paolo, e di tutti noi.

Cultura
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sabato 27 Luglio 2024