Come si misura la grandezza di Ennio Morricone?

Provenienti dal salotto di casa, poco distante da dove sto scrivendo, sento le note del meraviglioso climax finale di Nuovo Cinema Paradiso, scritte da Ennio Morricone. Apro immediatamente un foglio di Word: sento la necessità di sfogare nero su bianco il ribollio di emozioni che quelle note suscitano ogni volta in me. Perché? Perché Ennio Morricone – con Sergio Leone e il loro (sì, il loro) Per un pugno di dollari – ha rappresentato il mio svezzamento cinematografico, il momento in cui mi sono reso conto che dietro quello che avevo sempre ritenuto semplice intrattenimento – cioè il cinema – poteva esserci di più: pensiero, teoria, fatica, artigianato, arte. Magia.

Quello tra Leone e Morricone è stato un connubio fondamentale anche e soprattutto per il cinema e per la musica da cinema. Morricone ha rivoluzionato questa forma espressiva, conferendole inoltre piena dignità grazie al proprio prestigio. Ha proposto un campionario del tutto nuovo di suoni indicando attraverso la propria pratica degli strumenti che fino a quel momento erano considerati semplici oggetti della quotidianità (uno su tutti: la frusta) oppure utilizzando, in contesti e modi inusuali, strumenti già noti e adoperati.

Non sono in grado di addentrarmi nella teoria della musica di Morricone. Tutto quello che posso fare è to speak from the heart, traducibile un po’ liberamente come far parlare l’anima. Perché è all’anima che si rivolgono la voce e le bellissime note di Edda Dell’Orso ed Ennio Morricone che accompagnano il movimento di macchina iniziale di C’era una volta il West, quello che permette a noi spettatori di seguire Claudia Cardinale alla scoperta della città e della sua nuova vita. E non riecheggiano forse proprio nell’anima le note del flauto di Pan che spiccano violente e drammatiche nella scena della morte del piccolo Dominik in C’era una volta in America?

Gli esempi potrebbero essere centianaia (come del resto centinaia sono le colonne sonore composte da Morricone nel corso di circa sessant’anni di carriera), anche senza considerare la collaborazione con Leone. L’elenco di nomi dei registi con cui il compositore romano ha lavorato proficuamente è da capogiro: Tornatore, Bertolucci, De Palma, Pontecorvo, Cavani, Montaldo, Petri, Tarantino. L’apporto del Maestro è stato a tal punto fondamentale che a volte è più facile ricordare il suo contributo al film che il film in sé. Pensiamo a Mission di Roland Joffé. Gode di una delle musiche più iconiche e celestiali che l’umanità abbia saputo partorire, ma di che cosa parla? Poco importa, in fondo.

Probabilmente da questo, e dal lascito di influenze culturali alte, altissime ma anche pop, si può provare a prendere le misure della grandezza di Ennio Morricone.

Cultura
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sabato 27 Luglio 2024