C’era una volta Cenerentola

Dopo il debutto nel 2006 in occasione del Festival di Civitanova Danza, il Balletto di Roma riporta in auge una delle sue produzioni di maggior successo con un nuovissimo riallestimento a cura del coreografo Fabrizio Monteverde. Già vista l’anno scorso al Teatro Sociale di Trento con il mirabile riadattamento in chiave più adulta e moderna di Giulietta e Romeo, quest’anno la compagnia romana vanta la partecipazione della giovanissima promessa della danza Marisol Castellanos – vincitrice dell’edizione 2023 del talent show Amici di Maria De Filippi – nel ruolo di Cenerentola, dimostrando una grazia, una leggerezza e una profondità interpretativa da vera étoile.

A incantare il pubblico del Teatro Zandonai di Rovereto ha contribuito poi la scarna ma efficace scenografia – ideata sempre dallo stesso Monteverde – in cui i pochi oggetti di scena si trasformavano di volta in volta assumendo nuove funzioni e significati simbolici: letti sui quali sognare un ballo con il principe azzurro, che incarna l’aspirazione alla libertà e ad una vita migliore, si trasformano in specchi in cui le ballerine si riflettono indossando i bellissimi costumi realizzati da Santi Rinciari, in un tripudio di vanità ed estetica effimera. Ad accentuare lo sfavillio di paillettes e brillantini ci pensano poi le luci a cura di Emanuele De Maria, mentre il bravissimo corpo di ballo volteggia sulle note delle musiche di Georg Friedrich Händel.

Che cosa rende la fiaba di Cenerentola ancora attuale? Come mai la storia dell’orfana bistrattata da sorellastre e matrigna continua ad affascinare tuttora giovani e meno giovani? Secondo il coreografo romano sotto l’apparente semplicità della trama “si nascondono complessi sentimenti inconsci, che tracciano il percorso di crescita e di sviluppo della personalità, fino alla piena realizzazione del sé. È una fiaba che continua a parlare di adolescenza, della fatica di crescere, specialmente per chi è ai margini, delle prove da superare per raggiungere l’autonomia, ma soprattutto del ruolo effimero dell’immagine esteriore, come parametro considerato ieri come oggi – il “c’era una volta”, ma che oggi c’è ancora – fondamentale per potersi affermare nella vita e nelle relazioni sociali”.

Esattamente come per Giulietta e Romeo, anche qui Monteverde concede più spazio ai sentimenti negativi ed opprimenti, che in C’era una volta Cenerentola, però, si trasformano pian piano in un processo di crescita e riscatto che si conclude con il lieto fine. L’ingiustizia si fa così spinta per l’emancipazione che trova nella felicità e nell’amore quell’umanità destinata a regnare per sempre.

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mercoledì 2 Luglio 2025