Aspettando Boris
Come si fa a non amare Boris? Mi sarò ripetuta questa domanda tra le cento e le centocinquanta volte, cioè ogni volta che mi capita di pensare a quella meravigliosa serie televisiva. L’idea di rappresentare in maniera ironica e caricaturale i retroscena di un set televisivo (e in particolare di una fiction italiana di bassa qualità) è di per sé meravigliosa, ma a rendere insuperabile Boris sono sicuramente i suoi e le sue interpreti.
Dal momento che il 5 ottobre Disney+ ha ufficializzato la produzione della quarta stagione, peraltro con un post Instagram geniale (“Motoreee eee azione! Per cortesia, be so not italian nei commenti”), mi sembra giusto ingannare l’attesa con un piccolo ripasso dei principali personaggi che ci hanno fatto piegare dalle risate. Del resto, non li vediamo dal lontano 2011, cioè dall’uscita di Boris – Il film.
Alessandro. Prima stagista, poi collaboratore, poi addirittura dialoghista. In realtà, nonostante le varie evoluzioni della sua carriera, Alessandro non smetterà mai di essere lo schiavo (the slave, come si legge persino nel suo indirizzo e-mail) del set. Basta un fischio di Arianna e lo schiavo esegue. Non provare compassione per Seppietta è matematicamente impossibile.
Arianna. La regina indiscussa del set. Senza di lei, René e la sua squadra non andrebbero da nessuna parte. Senza di lei, Gli occhi del cuore non sarebbe mai esistita. Quindi potremmo dare ad Arianna la colpa di ogni male.
Stanis La Rochelle. Altrimenti detto “il divo”. Stanis è il classico esempio di artista che vuole essere intellettuale, ma che poi si limita a credersi intellettuale. Sostiene di essere all’altezza del miglior teatro italiano, di essere apprezzato dai ceti abbienti più che dal “popolino” e di essere un sex symbol universalmente riconosciuto. Poi però, quando sul set urla: «Il mio personaggio sta provando disagio e io al pubblico voglio restituirglielo quel disagio Renato!», basta guardare la faccia di Ferretti per cominciare a lacrimare dal ridere senza un domani.
Duccio e Biascica. Checché ne dica il regista, la vera firma stilistica di Occhi del cuore appartiene a questi due signori qua. Dopo aver “pensato” intensamente nella sua roulotte, Duccio ordina a Biascica il segreto della sua arte: aprire tutto. Ecco che Biascica smarmella. Ed è subito capolavoro.
Infine. Ultimo ma decisamente non ultimo. Il solo, l’unico e inimitabile Renato “René” Ferretti. L’esilarante gesto delle dita con cui accompagna le indicazioni di regia è sicuramente il suo marchio di fabbrica, ma a renderlo irresistibile è il cinismo con cui affronta ogni giornata di lavoro: «Mamma mia, che cane senza appello questo…» oppure «Forza Stanis, fai quel che c’è scritto sul copione ché dobbiamo portare a casa la scena, anche a c***o di cane se necessario!». Per non parlare del suo «Ueiiiiiii!», con cui saluta chiunque gli capiti a tiro – soprattutto se non ne ricorda il nome.
Speriamo che la quarta stagione arrivi in fretta. L’attesa è intollerabile. «Dài dài dài»!
Cultura
Twitter:
sabato 5 Ottobre 2024