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Altro che “noccioline”!

Charles Monroe Schulz è conosciuto oggi principalmente in quanto papà dei Peanuts, celebri strisce che hanno fatto (e fanno) appassionare grandi e piccini. Poco sappiamo della vita privata del fumettista statunitense, che volle sempre mantenere una certa privacy. È noto che non amasse viaggiare: lui stesso dichiarò che non contemplava l’idea di allontanarsi da casa al punto da non poter essere di ritorno per cena. Oltre a ciò, sappiamo che quella per i fumetti fu una passione che lo accompagnò fin dall’infanzia, quando trascorreva il suo tempo immerso nella lettura insieme al papà Carl.

Nel 1947, all’età di venticinque anni, iniziò a pubblicare le sue prime strisce dei Li’l Folks, che firmava con lo pseudonimo “Sparky”, nome affettuosamente attribuitogli da bambino dallo zio. Il 2 ottobre del 1950, invece, lo “United Feature Syndicate” pubblicava per la prima volta le vicende dei Peanuts (“noccioline” o “arachidi”, ma anche termine utilizzato per descrivere bazzecole, cose di poco conto). Tale nome venne scelto dall’azienda ed imposto al fumettista il quale, nel corso della propria carriera, fece più volte presente che tale titolo non rendesse giustizia ai suoi personaggi, che erano cosa seria e non di certo quisquilie di poco conto.

Sebbene Charles fosse un uomo timido e riservato, decise di raccontare qualcosa di lui e della propria famiglia attraverso i suoi personaggi. La ragazzina dai capelli rossi, ad esempio, rappresentava per lui l’emblema di tutti i desideri irraggiungibili, in quanto ricalcava un autobiografico amore giovanile per una ragazza chiamata Donna Mae Wold. All’epoca dell’infatuazione l’autore lavorava come insegnante in una scuola d’arte dove era impiegata anche la bellissima giovane. L’amore dell’autore, che tentò più volte di chiederle la mano, rimase però non corrisposto, come quello del suo Charlie Brown.

Ad ispirare invece il personaggio “Schroeder” fu il pianoforte di plastica della figlia di Schulz, Meredith. L’intelligentissimo e geniale Schroeder, spesso intento a schivare «i goffi assalti amorosi di Lucy», suona nelle strisce delle vere partiture, pensate dal fumettista per quei lettori che oltre a leggere, hanno anche voglia di cimentarsi nell’esecuzione musicale.  «Lucy proviene (invece) da quella parte di me in grado di dire cose perfide e sarcastiche, la qual cosa non è una bella caratteristica da possedere – dichiarò l’autore – così Lucy mi mette a disposizione un ottimo sfogo».

Charles M. Schulz moriva ventuno anni fa, il 12 febbraio del 2000, a causa di un attacco cardiaco. Non smise mai di disegnare, seppur nell’ultimo periodo tale esercizio gli costasse gran fatica. «Perché i musicisti compongono sinfonie e i poeti scrivono poesie? – disse in un’intervista – Lo fanno perché la vita non avrebbe senso se non lo facessero. Questo è il motivo per cui disegno cartoons: è la mia vita!».

E non c’è esistenza miglior spesa di quella trascorsa a mettere in pratica la propria passione, lasciando per di più, in questo caso, una preziosissima eredità come lo sono (e sempre saranno) Snoopy, Charlie Brown ed i loro piccoli compagni.

Cultura
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