71° Trento Film Festival – The future game
“Dopo anni ho lasciato The North Face per Montura”, esordisce l’alpinista valdostano Hervé Barmasse durante l’incontro sponsorizzato dall’azienda italiana di abbigliamento outdoor al Muse nell’ambito della seconda giornata del Trento Film Festival 2023.
Interrogato sulle motivazioni che l’hanno spinto a questa scelta, Barmasse spiega di essere rimasto colpito da due aspetti dell’impresa italiana: l’alta qualità tecnica dei prodotti – “l’attrezzatura in montagna è l’equivalente della mia armatura, era fondamentale che mi convincesse” – e la filosofia etico-morale che punta ad una divulgazione culturale della montagna come ambiente accessibile a tutti ma da preservare nella sua intatta natura. Il neo-testimonial è infatti notoriamente conosciuto per la sua grande attenzione ai temi della sostenibilità ambientale che, come sottolinea, “non potrebbe esistere senza essere associata a quella sociale ed economica”.
Parlando quindi di scelte e di come esse rendano liberi, Barmasse non promuove solo il mondo dell’outdoor ma anche la decisione di diventare l’emblema di un alpinismo pulito, a chilometro 0, più faticoso ma rispettoso del paesaggio. Grazie alla tecnologia all’avanguardia il fascino degli 8000 metri è diventato accessibile a tutti. “Un tempo si utilizzavano pesanti bombole di ossigeno in ferro che, una volta terminate, venivano abbandonate lungo la strada, mentre ora si utilizzano materiali molto più leggeri che si riportano al campo base come vuoti a rendere. Allo stesso tempo, però, gli Sherpa attrezzano intere vie con corde permanenti in nylon altamente inquinante: la soluzione non è togliere il lavoro a queste persone che ne necessitano per sopravvivere ma indicare loro metodi alternativi all’insegna della sostenibilità a 360 gradi”, spiega.
L’Everest da mito a rito è qualcosa che si vede anche nell’organizzazione dei campi base: il campo 2 ad esempio possiede una mensa in piena regola e offre la possibilità di raggiungere il campo 3 con l’elicottero. Il campo base di Dhaulagiri è ricoperto da un cumulo di spazzatura come una piccola discarica a cielo aperto: “Questo tipo di ignoranza va combattuta parlandone. Nel mondo dell’alpinismo professionista c’è ancora troppo omertà: i miei colleghi non rendono noti questi aspetti. Io invece credo sia una nostra precisa responsabilità, oltre che dei nostri sponsor”.
Claudio Marenzi, presidente di Montura, concorda con il suo testimonial: “La nostra è l’unica azienda che produce il 95% dei propri prodotti in un unico stabilimento. La sostenibilità aziendale al momento passa per certificazioni rilasciate a pagamento da enti terzi e, per assurdo, la nostra verticalizzazione del prodotto ci rende più difficili da certificare”.
L’ultima spedizione in stile pulito di Barmasse è stata sul Nanga Parbat e, lì dove i colleghi lo prendevano per matto, l’opinione pubblica l’ha supportato in toto e ora ci sono giovani alpinisti pronti a seguire il suo esempio. “Io credo nelle persone: noi siamo il cambiamento. Credo nelle nuove generazioni che incontro in montagna: le cose stanno già cambiando. Io posso essere stato il primo ma questa non è una gara. In montagna vige la bellezza del fallimento: anche se non si raggiunge l’obiettivo che ci si è prefissati, niente e nessuno può privarti dell’esperienza, spesso più soddisfacente e appagante che se si fosse arrivati alla meta”.
Cultura
Twitter:
domenica 8 Dicembre 2024