In seguito al successo della mostra White di Christian Fogarolli presso la Galleria Arte Boccanera di Trento, riguardante l’indagine identitaria di persone del passato, abbiamo deciso di porre qualche domanda all’artista per avvicinarci al suo lavoro.
1. Come ti sei avvicinato al mondo dell’Arte?
Sono sempre stato attratto dalle immagini, o forse erano loro attratte da me.
2. Quale significato ha avuto il tuo percorso di studi legato ai Beni Culturali?
I miei studi presso l’Università di Trento hanno arricchito la mia formazione; tuttavia se dovessi individuare un momento chiave nel mio percorso penserei al Master Dentro l’immagine: studio, diagnostica e restauro non invasivi su dipinti antichi, moderni e contemporanei, frequentato a Verona. Qui ho avuto modo di collaborare con una commissione scientifica importante, che ha permesso un avvicinamento professionistico alle opere d’arte, nella tecnica e nel significato.
3. Cosa significa lavorare nel Territorio nel quale sei nato e cresciuto?
Il Trentino credo sia una terra felice che offre diverse opportunità agli artisti ─ penso per esempio alla mia recente collaborazione con il MART─ ma è stato anche importante spostarsi e continuare a farlo, magari temporaneamente, per affrontare nuove ricerche e incontrare nuove opportunità e persone.
4. Da dove trai ispirazione?
La questione poco chiara dell’identità è sempre stato il mio interesse primario. Non è un proprio e vero tema da ricercare, è sulla superficie di ogni giorno, si manifesta su ogni centimetro del Pianeta, tuttavia non la osserviamo, ma la percepiamo solamente nei momenti in cui è messa in crisi o violata. Sebbene la mia ricerca abbia spesso un forte legame con Archivi privati e istituzionali, il mio studio avviene quotidianamente, confrontandomi con le persone, leggendo le loro storie, siano esse scritte sulla loro pelle o su quella degli alberi.
5. Alcuni artisti cercano l’estasi creativa con sostanze stupefacenti: tu ne fai uso per i tuoi lavori?
Non ho mai assunto droghe né cercato questo sistema per trovare un’ispirazione.
6. Pensi che la tua vena artistica un giorno potrebbe esaurirsi?
Spero proprio di no, ma le metamorfosi non mi spaventano affatto, potrebbe essere un nuovo modo per mettersi in discussione.
7. Cosa pensi della critica d’arte?
«Quale critica?».
Un famoso artista ha risposto così a questa domanda. Penso sia interessante citarlo e lasciare al lettore la ricerca del nome di questo genio.
Probabilmente un artista prima o poi deve confrontarsi con dei canali, anche magari per respingerli e tentare la propria fortuna da solo. Soprattutto nel passato è evidente la presenza di critici, come anche galleristi o curatori, che affiancano l’artista nel lavoro e nel processo creativo, al fine di far emergere aspetti diversi del lavoro, talvolta non direttamente visibili all’artista stesso. Questi meccanismi in alcuni casi possono divenire dei filtri per la qualità, ma spesso questo criterio non è l’unico discusso.
8. Che rapporto hai con i vari linguaggi artistici che hai sperimentato, dalla pittura alla fotografia?
Non credo ci sia più una divisione così netta tra queste tecniche, in partenza pittura e fotografia andavano di pari passo, poi ho trovato un’espressione più completa nell’immagine in movimento e nelle istallazioni.
9. C’è qualcosa che vuoi dirci che non ti abbiamo chiesto?
Direi di no, in genere preferisco far parlare il lavoro e le opere al posto mio.
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lunedì 9 Dicembre 2024