Chiudi

Un'esperienza su misura

Questo sito utilizza cookie tecnici e, previa acquisizione del consenso, cookie analitici e di profilazione, di prima e di terza parte. La chiusura del banner comporta il permanere delle impostazioni e la continuazione della navigazione in assenza di cookie diversi da quelli tecnici. Il tuo consenso all’uso dei cookie diversi da quelli tecnici è opzionale e revocabile in ogni momento tramite la configurazione delle preferenze cookie. Per avere più informazioni su ciascun tipo di cookie che usiamo, puoi leggere la nostra Cookie Policy.

Cookie utilizzati

Segue l’elenco dei cookie utilizzati dal nostro sito web.

Cookie tecnici necessari

I cookie tecnici necessari non possono essere disattivati in quanto senza questi il sito web non sarebbe in grado di funzionare correttamente. Li usiamo per fornirti i nostri servizi e contribuiscono ad abilitare funzionalità di base quali, ad esempio, la navigazione sulle pagine, la lingua preferita o l’accesso alle aree protette del sito. Comprendono inoltre alcuni cookie analitici che servono a capire come gli utenti interagiscono con il sito raccogliendo informazioni statistiche in forma anonima.

Prima parte6

cm_cookie_cookie-wp

PHPSESSID

wordpress_test_cookie

wordpress_logged_in_

wordpress_sec_

wp-wpml_current_language

YouTube1

CONSENT

Scopri di più su questo fornitore

Google3

_gat_

_gid

_ga

Scopri di più su questo fornitore

Un paese ci vuole (I parte)

«Un paese ci vuole», scriveva Cesare Pavese nel suo ultimo romanzo La luna e i falò.

Un paese, una comunità, ci vuole soprattutto in certe occasioni: sagre, fiere, eventi sportivi e anche funerali. Come quello che si è celebrato a fine gennaio in un piccolo paese della provincia di Belluno, quando una folla di persone si è riunita in chiesa e poi al cimitero per dare l’ultimo saluto a Valentino, 65 anni.

Un’affluenza che ha stupito un po’ tutti inizialmente perché Valentino era poco più di un clochard. Era orfano e solo al mondo dall’età di sei anni, scuole elementari in collegio, piccoli lavori in Germania, aiuto meccanico per qualche tempo e da lì in poi costretto a vivere solo con un piccolo sussidio mensile, senza essere seguito attivamente dai servizi sociali.

clochard

Del clochard aveva peraltro l’aspetto stereotipico: tracagnotto, con una folta barba grigia, vestiti dimessi e un pesante berretto di lana sempre indosso, estate e inverno; pochi in paese avevano mai visto Valentino senza. La sua igiene personale era ridotta al minimo e non sempre era lucido purtroppo perché il suo unico ma grande vizio era il vino. Il suo non era neanche quel bere tipico delle regioni del Nord Est, quello consumato in compagnia, al bar o all’osteria, dove almeno si fanno due ciacole e una partita a carte, dove un amico fedele o un barista responsabile ti fanno smettere in tempo e ti riaccompagnano a casa: al bar bere costava troppo per uno come Valentino, che con i soldi di un solo bicchiere di prosecco poteva comprarsi un cartoccio da un litro di scadente vino rosso.

Così il suo bere diventava ancora più solitario e triste, consumato in una casa dismessa e fatiscente, ingombra di qualunque cosa, soprattutto rifiuti, soprattutto cartocci di vino, vuoti, che riempivano un’intera stanza. Quante volte Valentino avrà consumato in solitudine del cibo scaduto accompagnandosi con quel vino tremendo per poi lasciarsi andare a un sonno profondo, vigilato dallo sguardo amorevole dei suoi genitori, incorniciato nella loro unica foto.

Questa esistenza grama si è protratta fino al giorno in cui un ragazzo di origine nordafricana, venditore porta a porta, durante il suo giro è passato per la casa di Valentino e ha sentito un gran tonfo provenire dall’interno; allarmatosi, ha chiamato subito il vicino che è accorso immediatamente. I due sono riusciti a entrare nella casa e hanno trovato Valentino avvinazzato e addormentato sul pavimento, o meglio sulla terra nuda e fredda, dato che un pavimento di copertura in quella casa non c’era mai stato.

Mentre cercava delle coperte in mezzo al cumulo di rifiuti e di oggetti il ragazzo nordafricano mormorava in continuazione: «Non credevo che in Italia ci fossero persone che vivono in queste condizioni». Valentino non si rianima, il vicino teme il peggio e chiama l’ambulanza. Una corsa in ospedale, un ricovero, una stanza e una visita ma è tutto inutile: Valentino non si risveglierà più da quel sonno profondo, dall’ultima cioca della sua vita.

Leggi anche: Un paese ci vuole (II parte)

Attualità
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

mercoledì 24 Aprile 2024