Ripartiamo dal futuro – Mauro Marcantoni

Photo by Paul Skorupkas, Unsplash

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Forse avevamo fatta nostra un’incertezza più individuale, legata ai nostri personali destini, sempre in bilico tra ingegno e fortuna. Ma le basi del nostro sistema di convivenza, economico e sociale, i più le consideravano abbastanza solide. Il coronavirus, queste basi, le ha rimesse bruscamente in discussione.

Erano scontati, purché ne avessimo voglia, il calore di un abbraccio, la fermezza di una stretta di mano, la delicata sensazione di una carezza sui capelli, l’espressività variopinta della socialità. Era scontato poter chiamare il 112, presentarsi al Pronto Soccorso, prelevare soldi in banca, fare acquisti al supermercato, prendere l’aereo o il treno, andare al cinema, a teatro o in vacanza: per chi ne aveva voglia o se lo poteva permettere era scontato. Disguidi e inconvenienti tanti, ma non segnali di collasso del sistema.

Ora è diverso. La paura del collasso c’è e questo minaccia non solo l’intimo, già precario, delle nostre certezze individuali. Ad essere scossa è anche l’infrastruttura portante delle nostre certezze sociali e economiche. Un sentimento gelido che tocca tutti, a prescindere dal censo, dal livello di istruzione, dalla lingua parlata, dal luogo di provenienza.

Confidiamo che presto l’incubo si apra al risveglio e che la normalità ritorni a rendere ordinarie le giornate. Ma una lezione così violenta, così brutale, così sconvolgente, dovrebbe farci capire che le conquiste che fino ad ora abbiamo ottenuto non hanno domato la natura. Vanno invece maneggiate con estrema attenzione, in particolare nei loro aspetti più critici. Pensiamo allo scarto tra etica e scienza, ai temi caldi della sostenibilità, al bilancio tragico delle disuguaglianze, ai deliri del consumismo, alla potenza vorace della in-civiltà della rete.

Ad emergenza finita, diamo al nostro ricominciare non l’acritico e irresponsabile senso del ritorno a ciò che era, con i suoi testardi e sottaciuti difetti. Cogliamo l’occasione per aprire qualche orizzonte nuovo, più capace di autocritica e di pensiero condiviso. Dove i grandi temi del nostro sviluppo siano ripensati e ricondotti al bene di tutti e non agli egoismi di parte, alla tenuta nel tempo e non ai climi di giornata, alla competenza e non alla supponenza, ai fondamentali della nostra stessa civiltà. Dove il senso della vita, e i suoi colori, siano intimamente ripensati distinguendo, con il cuore e con la mente, ciò che ha senso vero da ciò che viene indotto dalla frenesia dei consumi, dalla supremazia dell’io, dai miti del successo, da messaggi pubblicitari per cui o ti adegui alla moda del momento o sei semplicemente “fuori”.

Vediamo di recuperare da questo immane lutto la lucidità, la generosità e l’entusiasmo indispensabili per rigenerarci come singoli, come comunità e come nuovo tempo che sta a venire.

Attualità

I vostri commenti all'articolo

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  1. Alessandro Morandi

    Scrivi qui il tuo commento… grazie per la riflessione, ne usciremo diversi e forse migliori (forse).

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sabato 7 Dicembre 2024