Pandemia e futuro: gli studenti del Liceo Rosmini di Rovereto si raccontano
Di Covid e pandemia se n’è parlato fino allo sfinimento, ma non tutti sembrano aver avuto le medesime possibilità di esprimere la propria opinione. Abbiamo così deciso di chiedere alle nuove generazioni di condividere con noi (ed i lettori di Undertrenta) i propri pensieri, relativi non soltanto alla situazione emergenziale ma anche al futuro. D’altronde, è a loro che stiamo consegnando questo mondo, fatto d’incertezze e difficoltà.
Uno degli aspetti che ha destabilizzato i più è stata in primis la mancanza di vita sociale, nonché quella della scuola in presenza: «Ero arrivata ad un punto in cui avrei voluto lasciare la scuola» ha raccontato Lorenza, riferendosi ai periodi di DAD trascorsi fra i rumori presenti in casa e la volontà di vincere uno stato di costante distrazione. Sebbene a marzo 2020 tutti sembrassero essere felici di trascorrere finalmente un po’ di tempo a casa, dopo il primo anno di pandemia hanno iniziato a rivalutare l’importanza dell’istruzione in presenza, che riesce a raggiungere un grado di profondità molto diversa rispetto alla didattica proposta attraverso gli schermi dei pc.
A risultare straordinaria, ciononostante, è la positività che tutti i giovani di questa classe quinta del Liceo Rosmini di Rovereto hanno mostrato: sebbene si trovino in un momento decisivo come quello che a breve li condurrà all’esame di maturità, si sono detti tutti ben speranzosi nei confronti del proprio futuro. Le aspettative sono rimaste infatti più o meno le stesse, poiché reputano che le restrizioni non siano abbastanza severe da impedire loro possibili studi universitari e brillanti carriere ‘post-lauream’.
Nel loro racconto della situazione emergenziale gli studenti hanno fatto riferimento anche all’arrivo dei vaccini, momento storico che hanno vissuto con grande gioia e speranza: «Con l’introduzione dei vaccini speravo in un grande miglioramento, invece mi sono ritrovata circondata da “no vax” e teorie complottiste. Sembra che le persone non capiscano l’importanza dei vaccini e delle vite che possono salvare», ha dichiarato Lorenza, dimostrando quanto le nuove generazioni credano nella scienza moderna. «Durante la pandemia mi sono sentita presa in causa molte volte quando accusavano i giovani di non volersi vaccinare e di essere irresponsabili», ha aggiunto: «In realtà, ho visto più “anziani” che non rispettavano le regole rispetto ai giovani».
Ad unire tutti questi ragazzi, indistintamente, è stato un profondo sentimento d’isolamento che nei momenti più critici li ha fatti sentire abbandonati: alcuni di loro, come Francesco, raccontano di aver perso amici per la mancanza di contatti, altri invece sottolineano come le mascherine siano diventate talmente usuali da portarli a provare disagio se qualcuno non le indossa.
A questi giovani (ma anche a tutti quelli presenti nel resto del mondo) sarebbe bello poter augurare un tanto radioso quanto “normale” futuro, invece, prudentemente, è meglio augurare loro di fare tesoro degli strumenti che posseggono e di non abbandonare mai quella positività che in questi anni, nonostante tutto, hanno scelto come efficace arma contro le difficoltà della vita.
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venerdì 28 Marzo 2025