L’uomo nuovo tra mondo digitale e neuroscienza

La differenza tra mente e cervello, il ruolo della memoria e la percezione della realtà sono alcuni tra i temi trattati nell’ambito del Festival dell’Economia 2022 di Trento dai coniugi Kia Nobre e Luciano Floridi, rispettivamente docente di neuroscienze e professore di filosofia ed etica dell’informazione all’università di Oxford.

Il cervello è un organo che crea un’interfaccia tra l’uomo e la realtà che lo circonda, mentre la mente può essere definita come uno dei grandi miracoli del mondo: una qualità soggettiva, un’attività svolta dal cervello, un “fare” più che un “facente”.

Sulle ragioni per cui questa funzione si sia sviluppata nell’uomo e non negli animali marito e moglie non concordano. Secondo Nobre è una questione scientifico-evolutiva, mentre per Floridi la mente è il prodotto di un evento fortuito, grazie al quale l’uomo si trova a metà strada tra il cane, che vive nel qui ed ora, ed il matto che vive perennemente in un mondo visionario. Proprio in quanto casualità è difficile che l’IA possa riuscire a ripetere questa stranezza. “Tu sei strano di sicuro” lo blocca Nobre.

Sul tema della memoria i due coniugi sono invece concordi: attraverso le esperienze vissute ed incamerate in ricordi il cervello modula il comportamento, permettendo di controllare gli istinti primordiali. La memoria è pertanto un sistema costruttivo focalizzato sulla creazione, non di un album di ricordi da sfogliare, ma di una guida comportamentale: è ciò che forma l’identità personale. Spesso la memoria cambia l’interpretazione della realtà che viviamo, per fornirci una visione bilanciata e coerente delle nostre esperienze, per questo, ampliando il campo di azione, cambiare la memoria sociale cambia l’identità delle persone.

Quindi che ricordo lasceremo alla posterità e come possiamo creare un mondo migliore? Al momento siamo la società dell’informazione, ma non ci occupiamo a sufficienza di chi effettivamente crea quest’informazione. Una volta vi era la cultura della registrazione, nella quale si doveva decidere quali dati registrare, mentre adesso viviamo una cultura della cancellazione, nella quale si deve decidere cosa buttare. “Se pensiamo che il 99% dei dati che abbiamo sono stati creati dalla popolazione attuale, capiamo che una società dell’informazione matura deve essere consapevole della cultura della cancellazione e del fatto che sta creando il capitale per il futuro”, afferma Floridi.

Anche il cervello sceglie quali informazioni incamerare, in base a quello che considera più utile, e sovrascrive ciò che ritiene obsoleto. “La consapevolezza è solo un’illusione: quando succedono molte cose contemporaneamente il cervello riesce a percepirne solo alcune. Se vogliamo raggiungere un apprendimento di qualità, dobbiamo lavorare sul processo di percezione”, spiega Nobre.

Il metaverso può aiutare a cambiare questa percezione, soprattutto quando essa crea circoli viziosi negativi. Sono stati conseguiti ottimi risultati nel caso di persone che avevano paura ad uscire di casa: farle passeggiare nella realtà digitale alternativa le ha aiutate a vincere i propri demoni e a farle tornare nel mondo esterno.

Secondo Floridi i problemi si presentano nel momento in cui la tecnologia scimmiotta la realtà: nel mondo reale l’uomo può utilizzare tutti i cinque sensi, mentre in quello digitale attinge unicamente a vista ed udito. Non possiamo allora che concordare con Nobre nel dire che “il cervello è sicuramente un’interfaccia migliore”.

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sabato 27 Luglio 2024