Living Memory 2024 – Memoria a prova di bufale

“Non c’è futuro senza memoria”, si apre con la citazione di Primo Levi l’incontro del Living Memory 2024 Memoria a prova di bufale: perché i negazionisti hanno torto. Scegliere e difendere i fatti, che vede la partecipazione di Jadwiga Pinderska-Lech, responsabile della casa editrice del Museo Auschwitz-Birkenau, e di Giorgia Proietti, ricercatrice in Memory Studies all’Università di Trento.

A conflitto ultimato si sente da subito l’esigenza di pubblicare le testimonianze dirette dei sopravvissuti ai campi di lavoro e di sterminio nazisti, tanto che i primi testi, risalenti al 1945, vengono utilizzati come prove nei processi di Norimberga. Mancava però una raccolta ordinata ed organizzata delle fonti storiche e delle memorie legate al campo di prigionia di Auschwitz e così nel 1957 il Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale polacco istituì il museo con la relativa casa editrice. “Da allora abbiamo raccolto e pubblicato moltissima documentazione, appartenente sia all’organizzazione nazista che ai prigionieri. Inizialmente non tutti i sopravvissuti erano pronti a raccontarsi: molti volevano solo rifarsi una vita e impegnarsi nel lavoro. Una volta andati in pensione, però, la volontà di tramandare le proprie memorie ai posteri è diventata quasi una missione”, racconta Pinderska-Lech.

I concetti di memoria, libertà e scelta sono infatti strettamente connessi tra loro, come emerge dai Memory Studies, disciplina trasversale nata nel 2008, che studia modi e forme con cui il passato collettivo viene ricordato, processato, negoziato e trasmesso nelle società antiche e contemporanee. “Seppur animata dall’individuo, la memoria collettiva si scorpora dal singolo per sedimentarsi nel gruppo, contribuendo a formare l’identità stessa di una comunità, autotutelandosi da negazionismi e disinformazioni. L’Olocausto, in modo particolare, ha restituito valore alle testimonianze dirette nella ricostruzione di fatti storici, che si era andata perdendo nell’Ottocento con la nascita della scienza storica. La perdita della memoria equivale alla perdita dell’umanità, per questo la cosiddetta cancel culture è così pericolosa. Il passato va sempre rispettato, pur discostandosene. Ne sono un esempio gli interventi bolzanini effettuati sui monumenti fascisti, non tesi alla loro cancellazione ma ad una loro risemantizzazione: praticare la memoria significa ragionare in profondità e in complessità”, spiega Proietti.

La falsificazione di fatti storici a volte può avvenire anche inconsapevolmente: la stessa narrazione del campo di Auschwitz all’interno delle mostre museali è cambiata tra la fine della guerra e il 1989. Inizialmente essa si concentrava sui deportati polacchi, senza nemmeno menzionare gli Ebrei, mentre dopo la caduta del muro di Berlino, si è raggiunta una maggiore consapevolezza sulla complessità del tema trattato.

Per salvarsi dall’oblio, dalla superficialità e dalle bufale Pinderska-Lech consiglia di “leggere in modo critico, senza farsi affascinare dalla marea di libri con Auschwitz nel titolo pubblicati ogni anno”, mentre Proietti invita a “non fidarsi delle pillole di storia che arrivano dai social e a praticare la memoria nella quotidianità, auspicando maggiori scambi intergenerazionali all’interno delle famiglie”.

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sabato 27 Luglio 2024