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“We are childfree”. Zoe Noble, il diritto di non diventare madre

C’è chi sostiene che fare figli sia la più grandiosa e felice avventura che la vita possa offrire, e chi preferisce invece mantenere quel grado di autonomia e libertà che l’avvento di un bambino andrebbe inevitabilmente a modificare.

E se, da un lato, la nostra società sembra non tutelare le madri (sono molte, infatti, le storie di donne licenziate poiché in gravidanza), dall’altra sembra voler fare pressione sull’idea che una donna sia tale anche e soprattutto poiché (o nel momento in cui) diventa mamma. Quest’ultima tendenza la si riscontra quando, ad esempio, un parente chiede ad una giovane consanguinea: «Quando ti deciderai a fare dei figli?». E, mentre l’interpellata mostra la sua sincera volontà di non procreare, lo zio di turno è già pronto a ribattere invece che: «Prima o poi ti verrà voglia di farne uno».

A riscontrare questi, che in fondo non sono altro che assurdi stereotipi, ed a volerli denunciare, è stata la fotografa britannica Zoë Noble, che in risposta a ciò nel 2020 creava la pagina Instagram (insieme al sito dedicato) We are childfree. “Noi non abbiamo figli”, questa la traduzione, è un account che raccoglie le testimonianze di tutte quelle donne che, in un qualche momento delle loro vite, si sono sentite svilite poiché non desiderose di avere dei bambini. L’intento della Noble è quello non solo di dare voce a chi si è sentita sbagliata, inadatta o in difetto ma anche di normalizzare l’idea che una donna possa e debba sentirsi libera di decidere di non procreare.

La famosa Jennifer Aniston è solo una delle tante donne felicemente “childfree”. L’attrice ha più volte infatti dichiarato che, sebbene non abbia figli, la sua è «un’esistenza appagante e completa». Che la donna debba occuparsi delle faccende di casa e prendersi cura della prole è un’idea che oggi dovrebbe essere superata, ma sono molti tuttavia gli indizi che spingono a pensare che la nostra sia una società tutt’ora di stampo patriarcale.

Zoë Noble aveva 32 anni quando il suo ginecologo le disse che «il suo tempo stava per scadere», alludendo al fatto che di lì a pochi anni le sarebbe stato difficile concepire e dando per scontato che lei volesse dei figli. In un’intervista rilasciata al New York Times la fotografa raccontava poi di un viaggio in taxi fatto nel 2016 fra le vie di Berlino, durante il quale il tassista cercò di convincerla che, anche se in quel momento non voleva avere bambini, se ne avesse fatti uno o due, poi l’idea avrebbe iniziato a piacerle. In quel periodo, lo stesso medico che aveva utilizzato la metafora dell’orologio per mettere pressione a Zoë, si rifiutò (per lo stesso motivo) di praticarle un’isterectomia, necessaria per rimuovere un doloroso fibroma uterino del quale riuscì a liberarsi solo cinque anni più tardi (per mezzo d’un’operazione d’urgenza).

L’unico motivo per il quale dovremmo sentirci in difetto è solo il fatto di vivere una vita che non è la nostra, fatta di scelte dettate dalla società, piuttosto che dal nostro personalissimo volere. Quando però si decide (finalmente) di scegliere liberamente la propria felicità, non c’è più stereotipo che tenga.

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