Una vita in un mese – Intervista all’autrice Debora Vianello

Debora Vianello, classe 1990, nata a Trento. È poco più che trentenne e definirla una donna poliedrica è dire poco. Diplomata come Perito in Arti Grafiche, Debora subito dopo gli studi ha lavorato quasi sempre da libera professionista: prima come fotografa, poi come sarta e stilista. Attualmente è tatuatrice, presso uno studio a Levico Terme (sui social devi_tattoo_ e nibh_dv). Il suo stile è lineare e semplice. “Come me!” – esordisce Debora – “sento che mi rispecchia molto e sento soprattutto che, dopo vari lavori svolti, questo soddisfa più degli altri il mio bisogno di espressione, di manualità e creatività”.

Entriamo subito nel vivo di quello che fa Debora, perché non abbiamo ancora detto quasi nulla di lei. La prima domanda che spontaneamente le faccio: ma come fai a fare tutte queste cose?

Debora risponde: “Questa è una domanda che ho sentito davvero tante volte e la risposta è… non lo so! Quando da qualche anno ho deciso che il tempo avrebbe dovuto avere il primo posto, ho semplicemente dato sfogo alla fantasia. Tutto ciò che mi permette di esprimermi, qualsiasi sia il canale, mi dà un enorme gioia. Per questo disegno, dipingo, lavoro la ceramica, suono, viaggio, cucio, realizzo bijoux… Ho avuto una moto e conservo il mio snowboard (per non farmi mancare lo sport!). Io credo che mettendo in ordine le giuste priorità nella vita, unite al proprio talento, tutto sia possibile”.

Il vero tema di questa intervista è però il libro di Debora “Una vita in un mese. Un cammino interiore verso Santiago”.

Cosa ti ha spinta ad intraprendere il tuo viaggio che poi è diventato un libro?

“Il mio viaggio per il Cammino di Santiago, più che uno svago è stata una vera e propria necessità. In quel periodo della mia vita (settembre 2021) ero sul punto di un grandissimo cambiamento, ma ancora non lo sapevo; sapevo solo che avevo bisogno di andarmene per un po’, di staccare la spina, di ricominciare. Infatti, il mio lavoro da dipendente, le relazioni e la convivenza non funzionavano più. In poche parole, c’era un velo di polvere sopra le mie giornate che avevo bisogno di ripulire. Così un giorno, senza pensarci troppo e senza sapere davvero cosa fosse il cammino, ho deciso di punto in bianco che sarei dovuta partire. In due settimane ho preparato tutto e sono partita. Questo tipo di viaggio mi permetteva di stare via da casa per un mese intero, di poter stare sola come me stessa e di respirare aria nuova. All’inizio non avevo alcuna aspettativa. Era più che altro una fuga da quello stato di stallo. Al ritorn,o invece, quell’esperienza è stata la cosa più importante, ricca e speciale. Ha rivoluzionato la mia vita.”

Perché hai scritto questo libro? Quali sono i temi che il lettore trova al suo interno? 

“La scrittura mi ha sempre affascinato molto. Più i giorni passavano più mi rendevo conto che avevo qualcosa da raccontare, che il cambiamento radicale che il cammino mi stava portando, poteva essere qualcosa d’aiuto non solo a me, ma anche ad altre persone che si rispecchiavano nelle mie tematiche di vita, e questo aiuto agli altri, ho scoperto poi essere qualcosa di meraviglioso e di grande nutrimento. Ho iniziato girando dei video mentre camminavo, e a metà viaggio ne ero certa: avrei scritto un libro diverso dagli altri, non volevo essere una guida per il pellegrinaggio, ma rispondere a domande profonde e personali che hanno trovato voce lungo questo meraviglioso percorso.”

Riporta ai lettori di UnderTrenta tre frasi che sono nel libro e che per te sono importanti:

  1. “Il cammino non è magico e non ti fa rinascere. Magica è la maniera in cui ti dà gli strumenti per rinascere”
  2. “…E in quello che sarebbe stato uno dei punti cardine di tutto il mio cammino, vengo letteralmente travolta dalla mia stessa risposta, che mi fa affogare in un pianto liberatorio accompagnato da poche, essenziali parole: Sento che finalmente posso essere me.”
  3. “…Non mi ero preparata un discorso, né un peccato da abbandonare. Sapevo solo che una volta arrivata alla croce di ferro con il mio sasso in mano, un sasso ricolmo di ciò che “devo lasciare”, l’avrei saputo. E così è. E perché anche la croce lo sappia lo dico ad alta voce: Qui lascio il mio bisogno di controllare la vita”.

Quali sono i tuoi obiettivi e i progetti futuri che stai portando avanti o che farai?

“Se penso a progetti penso a “viaggi”. Ora mi occupo con tutta me stessa al mio lavoro, ma sto già pensando ad un altro cammino: il cammino degli 88 templi, in Giappone. Tempo permettendo, sarà sicuramente la mia prossima meta, e perché no, un’occasione per scrivere un altro libro!”.

 

 

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domenica 8 Dicembre 2024