La celebrazione del caos come forza costituente

Ogni anno, passate le festività natalizie, si attende l’arrivo del Carnevale, protagoniste le maschere, i variopinti coriandoli, le dolci chiacchiere e le stelle filanti. Ma cosa si festeggia esattamente? L’origine etimologica più accreditata della parola Carnevale è carnem levare, l’eliminazione della carne, in anticipazione del periodo di astinenza imposto dalla Quaresima.

Altre ipotesi fanno risalire questo vocabolo a carnualia, giochi campagnoli, a carrus navalis, nave su ruote che richiama lo sfilare dei carri, o persino a currus navalis, corteo navale, pratica tipica dei festeggiamenti carnevaleschi pagani che continuò fino al XVIII secolo. Sicuramente il primo a utilizzare il termine Carnevale fu il giullare Matazone da Caligano nel XIII secolo.

Le celebrazioni tipiche del periodo risalgono invece a tempi molto più antichi, a partire dalle Dionisiache greche e dai Saturnali romani, festività nelle quali ordine e gerarchie sociali si rovesciavano per lasciare spazio a scherzi, dissolutezze e, più in generale, ad un catartico caos. Il gioco del ribaltamento, di durata limitata, rappresentava un rinnovamento simbolico affinché, una volta terminato, l’ordine potesse risorgere più forte e stabile di prima, fino al prossimo capovolgimento: si instaurava così un ciclo della durata di un anno.

I Greci terminavano le Antesterie con la sfilata del carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il passaggio del caos primordiale. Nelle Metamorfosi lo scrittore latino Lucio Apuleio riporta che durante la festa romana in onore dell’importata dea egizia Iside vi fosse la presenza di gruppi mascherati. La fine dell’anno poi era personificata da Mamurio Veturio, un uomo coperto di pelli di capra che veniva portato in processione e bastonato lungo il percorso. Ancora prima in Babilonia a ogni equinozio primaverile si rievocava la fondazione del cosmo da parte del dio salvatore Marduk che aveva sconfitto il drago Tiamat. La celebrazione consisteva in una processione popolata di allegorie delle forze del caos e rappresentava la morte e resurrezione del dio.

Nel saggio Il mito dell’eterno ritorno lo storico delle religioni Mircea Eliade afferma: “Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della cosmogonia. […] allora i morti potranno ritornare, poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte, e ritorneranno, giacché in questo momento paradossale il tempo sarà annullato ed essi potranno di nuovo essere contemporanei dei vivi”. Il Carnevale assume così una dimensione metafisica: il momento in cui si apre un passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti e in cui le maschere si fanno corpo fisico per le anime dei defunti.

Non stupisce allora che in molte località la festa si concluda con l’uccisione del Re Carnevale a simboleggiare la fine del mondo vecchio, così che quello nuovo possa sorgere dalle sue ceneri.

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sabato 27 Luglio 2024