Ho imparato a navigare

Navigare nel mondo non è sempre facile e nessuno di noi nasce marinaio “provetto”: issare le vele e dare una direzione alla propria imbarcazione è infatti faticoso anche per chi di mare se ne intende.

Non ho certamente le competenze per parlare di psicologia, ma posso raccontare una mia personale esperienza che potrà risultare d’aiuto per alcuni di voi. D’altronde me l’ero ripromesso mentre varcavo per l’ultima volta quella porta. Un uscio che inizialmente sembrava dividere nettamente la vita di tutti i giorni da quei miei momenti introspettivi ma che poi, con amore e tempo, è diventato un ponte per raggiungere lo stesso mondo in cui ho sempre bazzicato con una consapevolezza nuova. La porta di cui parlo non è altro che l’ingresso dello studio d’una psicologa, che nel mio caso ho attraversato nelle più disparate condizioni: l’ho varcato in giorni tristi, in momenti in cui ero annoiata o terribilmente stufa ed in altri invece in cui mi sembrava di poter toccare la serenità con mano.

La maggior parte delle persone con cui parlo sembrano voler porre l’attenzione sul fatto che per molti sia difficile chiedere aiuto: per me invece, quella, è stata la parte più facile. Per quanto mi sia sempre stata insegnata l’importanza dell’arrangiarsi, ho sempre trovato straordinaria la possibilità dell’affidarsi all’altro nel momento in cui da soli vacilliamo. La parte davvero ardua è stata mettermi in discussione e scegliere di iniziare a sviscerare tutto quanto fosse necessario sviscerare.

Non è tuttavia del percorso di psicoterapia che voglio parlarvi bensì di quel fantomatico uscio che tanto m’ha fatta dannare, arrivando al momento in cui dietro di me, l’ho chiuso per l’ultima volta. Sì, perché anche il percorso di terapia ha una sua fine e come tutti gli addii richiede coraggio. Il coraggio di comprendere che è arrivato il tempo di fare da soli, nonostante ci si possa inizialmente sentire abbandonati. Ci ho messo un po’ di tempo a comprendere che non mi aveva abbandonata nessuno (certamente non la mia terapeuta): avevo “solo” paura d’imparare a riporre un po’ di fiducia in me e nelle mie capacità.

Quella barca su cui navigo da sempre è naufragata tante volte e dare spiegazione ad alcuni miei sventurati viaggi mi ha alleggerito il cuore. Sono consapevole, tuttavia, che di me non arriverò mai a conoscere tutto, ed è giusto che così sia. Ho compreso poi che quella mia nave che per lungo tempo ho lasciato in un porto sicuro (temendo l’ennesimo naufragio) andava lasciata navigare, perché è per tale motivo che è stata costruita.

Non sono certa che le competenze acquisite mi basteranno per sempre, perché non conosco quanto il futuro ha in serbo per me, ma so per certo che, anche se a volte quando si «chiude una porta si apre un portone», altre volte non  serve ambire ad altro, perché ci sono porte che, senza timore o vergogna, possono essere riaperte. E, sebbene io abbia affinato le mie doti di “lupo di mare”, so che a fondo potrò tornarci. Ma so anche che, se così dovesse essere, avrò qualcuno pronto ad accogliermi.

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sabato 27 Luglio 2024