Giovani e lavoro: Matteo Milani e il progetto sociale “Inside out”
Non è facile trovare altruismo nella nostra società. E’ sempre più diffuso l’individualismo e l’egoismo, ma ci sono ancora persone che portano avanti i valori di umanità, socialità e interesse verso il prossimo.
Una di queste persone è il trentenne Matteo Milani, laureato in Studi Internazionali e presidente della associazione We Ink Social Lab. Lavora come coworking manager a Impact Hub Trentino e noi da subito siamo stati incuriositi dal suo progetto “Inside Out”.
Il progetto è nato per supportare chi soffre di inestetismi dovuti a patologie e/o incidenti, e che hanno avuto un risvolto negativo sulla qualità della vita.
E così, unendo la componente estetica, attraverso tatuaggi correttivi o dermopigmentazione, e la componente psicologica attraverso sedute di psicologia, si punta alla rinascita dell’individuo.
Com’è nata l’idea?
Siamo partiti con il progetto We Ink, una start up legata al mondo del tatuaggio. Ci siamo interrogati su come creare una dimensione sociale, da qui l’idea di We Ink Social Lab. Il tatuaggio, oltre ad essere un decoro, può essere utilizzato per coprire cicatrici dovute a operazioni chirurgiche, incidenti e molto altro. Tutto questo, unito alla psicoterapia come supporto fondamentale al superamento psicologico dell’inestetismo, vuole condurre ad una progressiva accettazione di sé stessi.
Perché il progetto si chiama “Inside Out”?
Il nome deriva dall’aver messo insieme la componente estetica a quella psicologica.
E’ molto difficile trovare nomi per i progetti – sorride (ndr) – quindi questo era il nome più spendibile. Si tratta dell’unico progetto in Italia, e probabilmente anche in Europa, che offre entrambi i servizi insieme: il tatuaggio e la psicoterapia. Questi due strumenti sono ancora ricchi di pregiudizi ma desideriamo riconvertirli in un’immagine positiva.
C’è molta gente che chiede il vostro aiuto?
Come associazione siamo nati a giugno 2022 e e operiamo esclusivamente in Trentino. Analizzando il contesto socio culturale si tratta di una regione un po’ chiusa e dispersa: ci sono 100.000 abitanti a Trento e 100.000 nel resto della regione e questa è già una difficoltà. E associando il tatuaggio all’obbligatorietà di partecipare a otto sedute di psicoterapia spesso nasce un po’ di diffidenza. Speravo in numeri più alti, ma siamo comunque soddisfatti.
Cosa provi quando aiuti qualcuno?
E’ bellissimo vedere le persone entusiaste, memore comunque della quantità di ore di lavoro spese prima. Posso dire però che se dovessi farlo a vita senza essere pagato andrebbe bene uguale perché è una sensazione bellissima. Ti sembra di fare qualcosa di concreto per le persone, in una società che spesso pensa per sé e manca socialità e cooperazione.
In quanti lavorate a questo progetto?
Come associazione siamo in due: io gestisco la parte organizzativa ed istituzionale e il mio socio Roberto, co-founder di We Ink, si occupa della parte amministrativa. Ci sono poi tutti i professionisti che collaborano con noi, oltre ai tirocinanti. Il progetto è stato finanziato dalla Provincia attraverso un bando. Tramite il Comune abbiamo avuto la possibilità di prendere la sede della nostra associazione. Ci supportano anche: il Ministero del Lavoro, la Banca per il Trentino Alto Adige – Bank für Trentino-Südtirol e un sacco di sponsor e tutti i nostri associati
Cosa vorresti dire a chi sta leggendo questa intervista?
Non tutto deve avere un prezzo. Siamo in un periodo storico in cui il proprio tempo deve essere pesato a somma d’oro. Ma la socialità e l’aiutare sono inestimabili.
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martedì 21 Gennaio 2025