Giovani e lavoro: Laura Valentini e la professione dell’ostetrica

Laura Valentini, trentatreenne, è un’ostetrica ospedaliera e pratica con vero e proprio entusiasmo questa professione da undici anni. L’abbiamo incontrata ed intervistata per la nostra rubrica “Giovani e lavoro” per scoprire alcune sfaccettature del suo lavoro e i fattori che in passato hanno determinato la scelta del suo percorso di studi.

Laura, ci racconti le motivazioni che ti hanno spinto ad intraprendere questa professione?

Dopo aver tentato il test di ingresso a medicina per diventare pediatra, purtroppo (per poco) con esito negativo, ho deciso di scegliere un percorso di studi affine con l’idea di riprovare il test l’anno successivo. È stato tutto abbastanza casuale: mia madre un giorno mi disse: “Perché non fai l’ostetrica?”. E così fù. Dopo aver superato egregiamente il test d’ingresso per l’accesso alle professioni sanitarie, ho iniziato a frequentare, nel 2007, il corso di laurea in Ostetricia all’Università di Verona. Ho imparato moltissime cose ed ho iniziato ad apprezzare tantissimo quella via professionale, tanto che l’anno successivo non ho più ritentato il test di medicina. Avevo finalmente trovato la mia strada e, voglio ripeterlo, mia madre è stata la mia musa ispiratrice.

Capitolo formazione: è stato un corso di studi molto impegnativo?

 Il corso di laurea ha avuto una durata triennale e da poco ho terminato un ulteriore step formativo: un master di I livello. È stato un percorso arricchente, stimolante e allo stesso tempo molto impegnativo. Non è stato affatto semplice studiare, frequentare le lezioni, preparare gli esami e frequentare i tirocini professionalizzanti, ma quando un ambito piace si è in grado di superare qualsiasi ostacolo e difficoltà.  A differenza di altre Università, il corso di laurea in ostetricia mi ha permesso fin da subito di mettere in pratica e sperimentare quanto appreso dal punto di vista teorico. Ho avuto la possibilità di svolgere i tirocini in diverse sedi –  Policlinico G. B. Rossi a Borgo Roma e Casa di Cura Pederzoli a Peschiera – sempre affiancata da ostetriche competenti e appassionate. Improvvisamente però il mio percorso di studi è stato segnato da un profondo lutto, la perdita di mia madre. Dopo il buio della disperazione iniziale, ho raccolto le energie e il coraggio e ho cercato di concludere la triennale nel migliore dei modi. Era stata lei che, credendo nelle mie capacità, mi aveva indirizzato in quel mondo e da lassù ha continuato a guidarmi anche nel momento più difficile e triste della mia vita. Lei è stata la motivazione principale che, giorno dopo giorno, sveglia dopo sveglia, treno dopo treno, lezione dopo lezione, esame dopo esame, mi ha costantemente dato lo stimolo per continuare, ripetendomi che potevo e dovevo farcela. Per tutto questo ho voluto dedicare a lei questo mio traguardo.

Alla luce di quello che ci hai raccontato, cosa significa per te essere un’ostetrica?

 Ho imparato che essere ostetrica non significa “far nascere i bambini”, ma guidare la donna al miglior parto e il bambino alla miglior nascita. Essere ostetrica per me significa stringere quelle mani che durante il travaglio chiedono aiuto e conforto, significa avere la disinvoltura di instaurare un rapporto intimo e diretto con una coppia e con i loro vissuti in pochissimo tempo, significa avere pazienza, essere guida per la donna aiutandola a tirare fuori la propria energia, il proprio coraggio, la propria forza, per arrivare al momento finale in cui, dopo tanta fatica, si fa la conoscenza di quel piccolo dolce frugoletto e nasce una nuova famiglia. Significa essere la prima che accoglie tra le sue braccia il miracolo della vita e capisce, ogni volta, di essere la persona più fortunata del mondo. Più che un lavoro, lo considero una missione.

Vuoi lasciare un pensiero, un consiglio, a chi volesse intraprendere questo percorso?

A chi intraprende questo percorso auguro che questo lavoro diventi anche per loro una passione, quella passione che fa passare in secondo piano le fatiche e la stanchezza, quella passione e quel trasporto che ti fanno dire: “Non potrei mai fare un lavoro diverso da questo.”

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giovedì 7 Novembre 2024