Giovani e lavoro: Eleonora e la sua fotografia

Eleonora Emmi è poco più che trentenne, ma da oltre dieci anni vive “dietro” all’obiettivo della sua Reflex, impegnata a catturare attimi importanti della vita delle persone. Tra uno scatto e l’altro, l’abbiamo incontrata per farci raccontare la sua esperienza professionale.

Eleonora, com’ è iniziata la tua esperienza da fotografa?

«Ho frequentato l’Istituto Catullo di Belluno, scuola professionale che da un paio d’anni aveva attivato un percorso di grafica e fotografia. Subito dopo la maturità ho fatto uno stage come grafico in una tipografia, poi mi sono resa conto che passare tutto il giorno davanti al PC non faceva per me, avevo bisogno di un lavoro attraverso cui poter esprimere la mia vena creativa senza essere vincolata ai ritmi che impone il lavoro d’ufficio. Dopo questa breve – seppur formativa – esperienza, sono stata assunta in un negozio di fotografia a conduzione familiare, in cui sono rimasta dieci anni. Questo lungo periodo mi ha fatto comprendere appieno che il mio lavoro non è semplicemente  saper usare una Reflex e Photoshop. È altrettanto importante riuscire a cogliere i desideri e soddisfare le aspettative dei clienti che entrano in studio, dalla coppia di fidanzati che vuole qualche scatto romantico, alla neomamma smaniosa di immortalare i primi anni di vita dei suoi bambini».

Ci racconti i lati positivi e negativi di questo lavoro?

«Un aspetto che talvolta può essere considerato negativo è sicuramente il fatto che è una professione molto frenetica. Oltre alle commissioni dei vari quotidiani locali, o le manifestazioni sportive più o meno grandi da seguire, ho moltissime richieste di shooting per matrimoni, battesimi e comunioni sparse tra Trentino e alto Veneto. Questo fa sì che il mio tempo da dedicare a me stessa sia poco, soprattutto in alcuni periodi dell’anno. Ma questi sforzi sono ricompensati dalla consapevolezza di aver contribuito, con le mie foto, a rendere incancellabile un momento importante della vita delle persone».

Come per molti, anche per te quest’ultimo anno segnato dal Coronavirus ha portato dei disagi e dei cambiamenti. Ti va di parlacene?

«Eh già! Per cause di forza maggiore mi sono vista costretta a “cambiare” lavoro. Sono stata assunta, sempre come fotografa, da una ditta bellunese che produce capi d’abbigliamento sportivi. La mia mansione è creare un catalogo fotografico degli indumenti destinati alla vendita on line. Non mi sono mai cimentata con un questo genere di fotografia, estremamente tecnica rispetto ai servizi fotografici che si fanno durante le cerimonie».

Quali sono i tuoi progetti e le tue aspettative per il futuro?

«Il lavoro che svolgo ora non è male ma, come dicevo, è basato più sulla tecnica che sul sentimento: lo stesso scatto può essere fatto da me come da un mio collega, non c’è alcuna differenza. Mi manca l’emozione che provavo quando scattavo le foto delle cerimonie perchè ero consapevole che – anche a distanza di uno, due o dieci anni – quelle foto sarebbero state ancora in grado di emozionare. Per questo vorrei, in parallelo con il lavoro in azienda, creare delle collaborazioni, anche occasionali, con altri fotografi della zona e continuare a dedicarmi ai servizi che tanto amo. Non me la sento ancora di aprire un negozio fotografico tutto mio, sarebbe un azzardo al momento, poi chissà… mai dire mai!».

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giovedì 27 Marzo 2025