Giovani e lavoro: Veronica Carolli, farsi strada dopo una laurea in Giurisprudenza

Veronica Carolli ha 34 anni e si è laureata nel luglio 2012 in giurisprudenza presso la facoltà di Trento.  Appena laureata ha intrapreso subito il percorso per l’abitazione alla professione forense. Ha quindi cominciato il praticantato presso uno studio legale e nel 2016 ha conseguito il titolo.

Veronica, qual è stato il periodo più impegnativo?

Il periodo della pratica è stato forse il più duro sotto certi aspetti: è importate scegliere uno studio dove si possa prendere parte alla redazione di atti, pareri, corrispondenza, partecipare alle udienze, gestire pratiche e relazionarsi con chi ha più esperienza in modo sereno e produttivo. Già nel gennaio 2015, in qualità di praticante abilitata al patrocinio, ho potuto proseguire l’attività forense in proprio aprendo un mio studio dapprima a Trento e poi a Lavis.

Guardando indietro, com’è stato il percorso?

Ripercorrendo questi ultimi dieci anni mi sembra che sia passato tutto in un baleno ma in effetti sono stati molti i sacrifici e le difficoltà superate. Innanzitutto la necessità di crearsi un proprio spazio nell’ormai saturo mondo dell’avvocatura come avvocatessa giovane ed anche raccogliere clientela. L’attività forense obbliga ad un costante impegno di aggiornamento e studio ma anche allo sviluppo di capacità empatiche e di relazione tali da creare un rapporto di fiducia con i clienti e guadagnare il rispetto dei colleghi, magistrati e personale del Tribunale. Difficile comunque è pensare a questa attività senza avere dei confronti con altri colleghi su questioni giuridiche, prassi, tecniche e strategie processuali. Per questo sempre più si giunge all’idea di condividere lo studio legale con altri colleghi, così da poter permettersi di condividere le esperienze ed anche di specializzarsi in una qualche materia. Infatti al giorno d’oggi si avverte sempre più l’esigenza di acquisire la competenza in un determinato settore (percorso che potrebbe intraprendersi già, magari, dall’università) ma questo per un giovane avvocato non è semplice. Se si sceglie di accettare solo pratiche relative ad una certa materia nei primi anni di professione, difficilmente si riuscirà a “vivere” solo di quelle. Da qui la necessità di occuparsi di un po’ di tutto, almeno nei macro-settori civile, amministrativo o penale.

Recentemente sei anche diventata mamma. Com’è conciliare lavoro e famiglia?

Nel 2018 sono anche diventata mamma e conciliare la famiglia ed il lavoro è una sfida che si affronta tutti i giorni. Tuttavia fare l’avvocato mi piace moltissimo e lavorare in proprio mi consente di organizzare il mio tempo al meglio. Anzi, il tempo che impiego nel lavoro è diventato più produttivo.

Che consiglio daresti ad una/un giovane desideroso di intraprendere la tua strada?

L’unico consiglio che mi sento di dare ad un laureato in giurisprudenza che intende fare l’avvocato è di mettersi subito in gioco, sbagliare con la propria testa ma imparare in fretta dagli errori, essere curioso, imparare quanto più possibile nella fase di pratica e di utilizzare quelle competenze trasversali e interdisciplinari – oltre che giuridiche – acquisite durante gli studi.

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martedì 12 Novembre 2024