Corsa con brivido

Mi reputo una persona semplice. Pochi e chiari interessi, poche e chiare amicizie. Non ho sogni di gloria o particolari speranze di ricchezza. Rivendico i piccoli piaceri della vita.

Tra questi, correre nel bosco in inverno. Specifico: correre nel bosco in inverno nella Bassa Padana nei giorni di nebbia. Già solo il fatto di correre – se ci limitiamo all’aspetto scientifico – attiva tutta una serie di ormoni che lievitano la nostra giornata. Correre su uno strato di foglie multicolore, con il fiume Po immobile e silenzioso a poche decine di metri sulla destra, il muro naturale dell’argine a sinistra e tutt’intorno una leggera ma convinta nebbiolina non ha prezzo. Macini chilometri e non senti la fatica. Il cuore accelera i battiti per l’emozione e non per l’impegno.

Ammetto di cercare questa situazione meteorologica e la particolare location anche per il brivido di paura che provo nel correre così. Fate uno sforzo d’immaginazione insieme a me. Sei solo in mezzo al bosco. Percepisci il fiume al tuo fianco e tutto il sottobosco di fauna che ne colonizza le sponde. Non senti le macchine né il tuo paese: troppo rade le prime, troppo distante il secondo. S’accende nell’anticamera del cervello il pensiero che, se succedesse qualcosa in quel momento, avresti un bel daffare per cavarti dall’impiccio. La scarica d’adrenalina è immediata, l’escalation dei pensieri furibonda: se il fiume esonda e ne vengo catturato?, se un animale selvatico mi attacca?, se un malintenzionato mi deruba?

Ora, ogni rumore cela una minaccia. Acuisco tutti i sensi, corro di traverso per poter guardare allo stesso tempo davanti e dietro di me. Sono pronto: attendo l’imboscata. Anzi, la voglio. Intanto, le mie gambe azzannano la strada rapide e instancabili: posso sempre sperare di battere il mio avversario in velocità. Percepisco un’ombra dietro alla curva. Senza diminuire la velocità mi abbasso leggermente sulle ginocchia per poter essere più scattante.

E d’un tratto l’incanto svanisce. Il brivido di eccitazione e di paura si dissolve davanti ai tetti rassicuranti delle case che si intravedono nella nebbia. Il bosco è terminato, qui ricomincia la strada asfaltata con tutta la sua banale prosaicità. Una macchina si avvicina lentamente, sento che mi scruta con fare interrogativo, poi passa oltre e sparisce. Il campanile suona qualche rintocco. L’inquietudine è ormai scivolata del tutto via.

Grugnisco e riprendo a correre.

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sabato 27 Luglio 2024