Amava arrampicarsi sugli alberi
Amava arrampicarsi sugli alberi. Ma non era un’attività che le risultava facile. Il braccio sinistro era più pesante dell’altro. Non riusciva a chiudere completamente la mano e fino alla spalla il muscolo era duro, quasi legno. Insensibile. Non era sempre stato così, un giorno si era svegliata con un dolorosissimo formicolìo. Prima compariva saltuariamente, da qualche anno era diventato cronico. Nessuna visita o consulto medico avevano suggerito una cura definitiva. Alla sera si massaggiava con un composto naturale di erbe e osservava il colore della pelle farsi rosso e poi tornare chiaro. Quel rimedio attenuava momentaneamente la morsa che sembrava costringere l’arto. Ma durava poco. Il dolore aumentava notevolmente con l’arrivo del freddo. Nel buio invernale spesso avvolgeva il braccio in uno scialle di lana, tenendolo accostato al corpo, come se fosse rotto. Come un bambino da cullare e scaldare. Aveva accettato quella menomazione di buon grado, accomodante e rassegnata. Svolgeva le attività quotidiane tenendo il braccio sinistro lungo il corpo. Con il destro si affaccendava veloce e sicura. Se la si guardava armeggiare in cucina, mentre preparava una torta di carote o di mele, si sarebbe potuto credere che quella fosse una creatura mitologica fornita di un unico arto.
Racconto questa storia, inventata solo un po’, perché spesso dei nostri limiti non sappiamo che farcene. Così non facciamo proprio niente. Io invece proverò a superare gli ostacoli, fuori e dentro di me. Perché non mi va di arrendermi. Nemmeno se, a volte, trovo ottimi motivi per languire nelle difficoltà. Sarebbe certamente più comodo adagiarsi nella commiserazione, nell’autocompatimento e in quel gioco subdolo del “tanto va così”. Ma se non siamo noi stessi gli artefici della forza capace di affrontare ogni evento della vita a chi altro potremmo affidare la speranza!
E tu, cosa pensi di fare?
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martedì 12 Novembre 2024