A ognuno la propria maschera

In due anni di pandemia abbiamo imparato a convivere con mascherine di tutti i tipi ma forse ancora non conosciamo quelle, ben più antiche, che abitano la nostra penisola da nord a sud.

Create appositamente, nate da tradizioni antiche, uscite dal Teatro dei Burattini od originarie della Commedia dell’Arte, le accomuna il colore, il chiasso e l’eccentricità con cui allontanano le tenebre e l’inverno per aprire le porte alla primavera.

Oggi vorrei iniziare con voi un viaggio alla loro scoperta, partendo da una delle più amate e conosciute, adorata soprattutto dai bambini per i suoi colori, il suo spirito burlone e la sua furbizia nel gabbare il prossimo: Arlecchino.

Questa maschera lombarda nasce nel XII secolo come demone ctonio che, come riportato dal monaco Orderico Vitale nella sua Historia Ecclesiastica, guidava un corteo di anime morte dette Familia Herlechini. Poco dopo riapparirà, sotto il nome di Alichino, nell’Inferno dantesco tra i diavoli incaricati di ghermire i dannati della bolgia dei barattieri.

Alla tradizione cristiana si deve anche una possibile etimologia di origine germanica, che vedrebbe derivare “Arlecchino” da “Hölle König”, re dell’Inferno. Nella tradizione pagana, invece, discenderebbe dalla leggenda della Caccia selvaggia: una schiera di spiriti di defunti che corre per il cielo e per la terra, tra i quali vi sono le Hellequins, donne che cavalcavano al fianco di Hel, Dea della Morte. Passando poi nella cultura francese divenne un uomo, identificato come il Re degli Elfi Herla o Herlequin.

Ad accomunare tutte queste sue differenti manifestazioni è lo spirito villanesco, arguto e sciocco al tempo stesso, che lo rende simpatico e buffo persino nella sua performance dantesca. A teatro, dopotutto, la figura di Arlecchino è legata a quello dello Zanni della Commedia dell’Arte: un servo o un contadino proveniente dalle campagne veneto-bergamasche. Questo personaggio rappresenta il capostipite di una lunga serie di maschere servili, alcune molto astute, come Frittellino, Beltrame e Brighella, altre incredibilmente sciocche, come Pulcinella, Mezzettino e Truffaldino.

Strettamente legato all’ambito rurale ed un’estrazione sociale povera, Arlecchino è pronto a mentire e a truffare il suo padrone in qualunque modo pur di raggiungere i suoi scopi, soprattutto quando si tratta di conquistare l’amore di Colombina. Goffo, buffo, simpatico e cialtrone, non poteva che farsi strada a suon di bastonate nell’immaginario comune e lì restare impresso fin dal suo primo “Mi son Arlechin batocio!”

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sabato 27 Luglio 2024