Chiudi

Un'esperienza su misura

Questo sito utilizza cookie tecnici e, previa acquisizione del consenso, cookie analitici e di profilazione, di prima e di terza parte. La chiusura del banner comporta il permanere delle impostazioni e la continuazione della navigazione in assenza di cookie diversi da quelli tecnici. Il tuo consenso all’uso dei cookie diversi da quelli tecnici è opzionale e revocabile in ogni momento tramite la configurazione delle preferenze cookie. Per avere più informazioni su ciascun tipo di cookie che usiamo, puoi leggere la nostra Cookie Policy.

Cookie utilizzati

Segue l’elenco dei cookie utilizzati dal nostro sito web.

Cookie tecnici necessari

I cookie tecnici necessari non possono essere disattivati in quanto senza questi il sito web non sarebbe in grado di funzionare correttamente. Li usiamo per fornirti i nostri servizi e contribuiscono ad abilitare funzionalità di base quali, ad esempio, la navigazione sulle pagine, la lingua preferita o l’accesso alle aree protette del sito. Comprendono inoltre alcuni cookie analitici che servono a capire come gli utenti interagiscono con il sito raccogliendo informazioni statistiche in forma anonima.

Prima parte6

cm_cookie_cookie-wp

PHPSESSID

wordpress_test_cookie

wordpress_logged_in_

wordpress_sec_

wp-wpml_current_language

YouTube1

CONSENT

Scopri di più su questo fornitore

Google3

_gat_

_gid

_ga

Scopri di più su questo fornitore

Arrestatemi, voglio tornare a casa

Uno dei più pericolosi ricercati della Repubblica Popolare Cinese torna per la quarta volta
a bussare alle porte del proprio Paese natale, e per la quarta volta viene rispedito oltre il
confine.

È l’assurda e pietosa storia di Wu’er Kaixi, uno dei leader studenteschi della
drammatica protesta di Piazza Tienanmen del 1989. Tra le icone del movimento
studentesco di quel tumultuoso periodo, riuscì a fuggire dal Paese poco
dopo il massacro perpetrato dall’esercito a danno di gran parte dei propri compagni dissidenti, trovando rifugio prima negli Stati Uniti e poi in Francia.

Ora vive a Taiwan, da dove continua a propugnare l’ideale di Una Cina della democrazia. Ma a Wu’er non basta vivere in quel limbo felice che è Formosa: desidera tornare nel suo Stato, sotto lo stesso governo che vent’anni fa uccise vigliaccamente centinaia di studenti e intellettuali, molti dei quali avevano sposato la causa della protesta proprio grazie a suoi discorsi.
Nella paradossale situazione di fuggitivo, di dissidente e di ricercato su Wu’er pende
un ordine di arresto, ma al medesimo tempo, gli viene negato l’accesso. Come se non
bastasse, neppure i suoi anziani genitori possono uscire dal Paese per riabbracciarlo.
Da qui i continui tentativi dell’uomo, disposto a costituirsi pur di poter rivedere i propri
parenti e chiarire una volta per tutte la propria posizione: nel 2009 Wu’er cercò di entrare
in Cina attraverso Macao – la quale, come Hong Kong, è una Regione Amministrativa
Speciale della Repubblica Popolare Cinese; l’anno successivo tentò di entrare
nell’Ambasciata Cinese di Tokyo; nel 2012 fu la volta dell’Ambasciata Cinese di
Washington.
Il 25 novembre 2013, l’ultima impresa. «Voglio tornare a casa»: con questa
scritta stampata sulla maglietta Wu’er si è presentato all’aeroporto internazionale di Hong
Kong, con lo scopo palese di essere arrestato e quindi deportato in Cina. Per l’ennesima
volta, il tentativo si è scontrato contro la muraglia delle autorità cinesi, che hanno
nuovamente rispedito Wu’er Kaixi a Taiwan.

Attualità
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

mercoledì 1 Maggio 2024