Ubuntu: io sono poiché siamo

Tutti conosceranno certamente il celebre sistema operativo lanciato nel 2004, ma non tutti sanno che il suo nome possiede in realtà un potente e prezioso significato. Ubuntu è un termine bantu figlio della filosofia dell’Africa sub-Sahariana che, come tale, diviene difficilmente traducibile nella lingua italiana (ed in qualsiasi altra).

Composta dalla radice “–ntu” (umano) e dal prefisso dei nomi astratti “ubu”, questa parola significherebbe letteralmente umanità ma, se contestualizzata, vuole restituire un concetto molto più articolato e complesso. L’Ubuntu può essere sintetizzato come credenza filosofica secondo cui l’umanità è tutta indissolubilmente legata. Io sono poiché noi siamo: questa sarebbe una possibile (e forse la migliore) traduzione in grado di rendere giustizia a tale termine.

Quando conosciamo un altro essere umano entriamo in relazione non soltanto con lui in quanto tale ma anche con l’insieme di tutte le relazioni da lui precedentemente intessute. Non saremmo infatti noi stessi se non ci prendessimo in considerazione guardando a (tutto) quanto abbiamo vissuto, esperienze senza le quali, per l’appunto, non saremmo più noi. Ogni rapporto (anche se finito) ha lasciato un segno nelle nostre vite: cambiandoci, facendoci crescere e aggiungendo un pezzo a quel grande puzzle (a volte incomprensibile) che ognuno di noi in fondo è.

Tenerci insieme, abbracciando la nostra complessità, non è sempre facile ed è per questo che l’incontro con un individuo altrettanto complesso risulta alle volte difficile e faticoso. Ma, di nuovo, la complessità dell’essere umano, figlio delle sue innumerevoli relazioni, è necessaria per un racconto realistico di chi siamo davvero. Non potremmo infatti mai pensare di diventare altro da noi: è la nostra personalissima storia a renderci profondamente ed inevitabilmente autentici.

Ubuntu è sentirsi parte «di un’umanità comune», in cui tutti siamo interi ed abbiamo il compito di prenderci cura di tutto ciò che è in vita (e quindi in crescita): di noi, dell’altro e del pianeta che abitiamo.

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lunedì 21 Ottobre 2024