Una sposa sola sull’altare, l’auto in panne il giorno della partenza, un appuntamento disertato all’ultimo momento e con una scusa, detto schiettamente: “piantati in asso!”
L’espressione ha radici elleniche: Teseo, re di Atene, approdò a Creta per uccidere il Minotauro, il mostro dal corpo umano e dalla testa taurina al quale venivano offerti in sacrificio gli schiavi ateniesi. All’ingresso del labirinto, Arianna, figlia di Minosse, ammaliata dal galantuomo e preoccupata ch’egli non ritrovasse la via del ritorno, gli donò una matassa. Srotolandola nel groviglio dei corridoi di Cnosso, l’eroe avrebbe segnato il percorso evitando di smarrirsi. In cambio del filo dorato, una promessa di matrimonio, da coronare una volta tornati a casa.
Ucciso il Minotauro, i due spiegarono le vele verso Atene. Nel lungo tragitto, una notte di sosta sull’isola di Nasso si tramutò per la «signora del labirinto» nel suo peggior incubo: al risveglio, di Teseo più nessuna traccia se non la nave ormai lontana.
Sola e affranta. “Piantata in (N)asso” dal suo eroe!
Siete stati avvisati: semmai un giorno la vostra rotta puntasse verso quell’isola o un’altra qualsiasi, prima di abbandonarvi tra le braccia di Morfeo, assicuratevi che chi vi accompagna, spinto da non si sa quale ripensamento, non abbia in mente di “piantarvi in (N)asso”!
L’espressione “signora del labirinto” è stata estrapolata da L’origine della Filosofia di Giorgio Colli
mercoledì 11 Settembre 2024
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