Vorremmo tutti essere Steven Bradbury

Sono passati 20 anni da uno degli episodi a tema “Olimpiadi” più iconici di sempre. Il caso in questione avvenne durante le Olimpiadi Invernali del 2002, a Salt Lake City: l’oro di Steven Bradbury nello short-track.

L’australiano era dato sfavorito ai blocchi di partenza già ai quarti ed effettivamente la prestazione sottotono lo aveva relegato a un posto di distanza dall’accesso alle semifinali. Per sua fortuna, il canadese Mark Gagnon venne squalificato, liberando così un posto in semifinale per Bradbury.

Le semifinali sono il trionfo del caso sul merito agonistico: agli sgoccioli della corsa Steven è ultimo ma si piazza comunque secondo, causa caduta di tutti quelli che gli erano davanti. Il risultato della finale è quindi abbastanza ovvio: a giocare a suo favore è questa volta una gomitata tra due atleti, che erano piazzati molto meglio di lui e si contendevano già il titolo. Tutti gli crollano davanti e Bradbury, concretizzando il famoso modo di dire di stampo pienamente cristiano “gli ultimi saranno i primi” se ne va in velocità, in quel Febbraio del 2002, verso un titolo tanto immeritato quanto fortunoso, entrando però nel cuore un po’ di tutti.

Dopo l’oro l’australiano ha preferito ritirarsi. Nel frattempo però è diventato autore di un libro intitolato proprio “Last man standing” (l’ultimo a rimanere in piedi), e ha girato il mondo raccontando la sua esperienza di sportivo. Lui stesso, a distanza di vent’anni, si è espresso parlando della consapevolezza del fatto che molti lo vedranno sempre come un fenomeno temporaneo, come un uomo fortunato, ma le sue idee sono chiare: “Ci sono voluti molti anni di sudore, lacrime e molto sangue per arrivarci e apprezzerò sempre coloro che mi hanno aiutato e sostenuto contro ogni previsione. Coraggio, convinzione, determinazione e un po’ di fortuna, mi hanno aiutato ad essere il #lastmanstanding”, scrive dal suo profilo Instragram ufficiale. A rafforzare poi la sua posizione è stata Arianna Fontana, che è stata per ben 10 volte sul podio nello short track, dicendo che “Steven è un esempio di determinazione e resilienza per chi conosce la sua storia”.

Negli ultimi giorni il campione australiano è anche tornato all’attenzione del web per aver salvato quattro ragazze dalla corrente delle coste del Queensland, dove era impegnato a fare surf con il figlio Flyn. Ha così dimostrato di valere ben più di una medaglia d’oro, trascinando a riva le quattro ragazze che al momento sono fuori pericolo.

L’episodio dell’oro di Salt Lake City, vinto per via della caduta di tutti gli avversari, è forse uno dei più iconici nel mondo dello sport e probabilmente molti continueranno ad etichettare Steven come un uomo baciato dalla buona sorte, ma nessuno dubiti del fatto che tutti vorremo essere un po’ Steven Bradbury, almeno una volta nella vita.

 

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giovedì 7 Novembre 2024