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Storia della boxe in Trentino: intervista a Cinzia Podbersig

Quella della boxe è una storia che racconta uno sport fatto di rispetto, dignità e onore, che prendeva avvio in Trentino nel 1989, quando il lungimirante Maestro Giuseppe Pavan (allora studente ISEF) portava questa disciplina nella sua scuola di Rovereto. Dopo aver fatto un corso conoscitivo di pugilato a Verona, Pavan si innamorava infatti, alla fine degli anni ottanta, della noble art.

«La prima palestra era uno scantinato dagli spazi ridotti dove si sudava con tanta passione», racconta Cinzia Podbersig, Presidente della “Rovereto Boxe” che trent’anni fa entrava per la prima volta (e per sbaglio) nella palestra di Giuseppe: «Da allora sono stati fatti molti progressi, arrivando alla “Rovereto Boxe” attuale che conta un ampio spazio messo a disposizione dal Comune e centosessanta pugili». «Lo studio continuo, fatto d’innumerevoli corsi di aggiornamento ed allenamenti, hanno portato Pavan non soltanto a far crescere ed eccellere la nostra Società, ma anche a guadagnarsi il titolo di “Maestro Benemerito”», ha aggiunto Cinzia.

«Oggi offriamo corsi specifici per ogni fascia d’età, partendo dai bimbi di cinque anni. Non molti sanno che il pugilato era vietato per le donne fino al 2001, praticamente fino all’altro giorno. Le ragazze che da allora hanno iniziato a combattere hanno tuttavia bruciato le tappe, raggiungendo sommi livelli», ha continuato la Presidente, sottolineando il fatto che, quando combatteva lei, doveva farlo in kickboxing (full contact) poiché, nonostante il pugilato fosse la sua passione primaria, quest’ultimo era ancora vietato. «La “Rovereto Boxe” è stata infatti pioniera non soltanto per quanto riguarda questo sport nella nostra regione ma anche per la fascia femminile, iniziando a portare le proprie atlete a combattere all’estero. Ci siamo battute per rendere legale il pugilato femminile in Italia», ha ribadito, mostrandosi fiera dei passi avanti fatti nella storia della noble art.

Uno sport senza eguali, in grado non soltanto di scaricare lo stress ma anche di allenare il corpo in toto e di stabilire ottime basi per quanto concerne la difesa personale. «Questa disciplina – Spiega Podbersig –  è in grado inoltre di sviluppare competenze mentali: insegna ad elaborare strategie e ad applicarle in tempi brevissimi».

Sebbene i più abbiamo stampate in mente le immagini di film come quelli alla “Rocky Balboa”, il pugilato è in realtà molto differente: «Non ho mai visto nasi rotti e non è semplice spiegare quello che si può riuscire a provare sul ring: l’avversario è un compagno di avventure, rispettato come avrebbe potuto farlo un cavaliere medievale. È una cosa vissuta e sentita dentro, e l’abbraccio alla fine del match dimostra proprio questo: non è un gesto “formale” ma sancisce la condivisione di un momento magico», ha concluso, spiegando come la boxe sia uno sport fatto di rispetto in ogni sua sfumatura: «Non si colpisce un uomo a terra: è una delle cose più vili a cui io possa pensare».

La “Rovereto Boxe” ha collezionato, e continua a collezionare, negli anni innumerevoli vittorie, risultando una delle società più attive sul territorio italiano, non soltanto per quanto riguarda il pugilato maschile ma anche per quello femminile, che racconta la determinazione di giovani donne come Ilaria (in foto) ed Agnese, di cui la Società e tutti i suoi componenti non possono che andare fieri.

Sport
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martedì 6 Giugno 2023