Sportivi mediocri ma pur sempre sportivi
Quando a scuola arrivava il giorno della tanto temuta prova di educazione fisica, le mie gambe tremavano a più non posso. Non era solamente una sfida contro me stessa e le mie capacità, ma anche contro quelle tabelle fatte di parametri ugualmente ed indistintamente stilati che avrebbero poi determinato il voto finale.
In terza superiore ero addirittura arrivata a rischiare il debito. Non correvo veloce come gli altri, saltavo quanto bastava per raggiungere il livello del marciapiede e a pallavolo ero talmente una frana che nelle squadre formate in vista delle partite venivo scelta solo per una questione di simpatia. Sono stata per anni convinta che lo sport non facesse per me, ed anche dopo la fine del liceo di attività sportive per lungo tempo non ne ho praticate, poiché timorosa di poter risultare ridicola.
A me, però, era sempre piaciuto molto andare in bici. Quando iniziai a salirvici in sella ogni giorno notai quanto il mio corpo e le mie energie stessero cambiando, comprendendo che l’idea inculcatami che fare sport fosse solo per “campioni” fosse profondamente sbagliata. Ho conosciuto negli anni infatti docenti che i voti li davano tenendo anche conto della persona che avevano di fronte, insieme all’impegno e costanza che nel tempo quest’ultima mostrava di avere, a riprova del fatto che ognuno è unico e perciò non paragonabile ad altri (o, almeno, non utilizzando parametri oltremodo rigidi). Io, l’impegno, per molto tempo avevo provato a mettercelo, ma con scarsi risultati o, meglio, con risultati non sufficienti rispetto a quelli stabiliti dalla temibile tabella.
Un giorno, tuttavia, avevo trovato il coraggio di partire con la mia bicicletta senza una meta precisa, accorgendomi a fine giornata di quanti chilometri fossi riuscita a fare, arrivando a sentirmi forte e capace come mai prima. Certamente sapevo che mai sarei diventata una professionista ma poco m’importava: a me andare in bici faceva sentire bene, libera, ed è così che avrei voluto sentirmi durante le ore di ginnastica a scuola.
Negli anni mi sono resa conto invece, purtroppo, di quanto la mia frustrazione non fosse così inusuale, conoscendo molti altri ragazzi e ragazze che, come me, temevano le ore ma soprattutto le prove di educazione fisica. Comprendere che non è giusto valutare tutti allo stesso modo, utilizzando per altro parametri raggiungibili solo da pochi, non è così difficoltoso. Eppure quando si è ragazzi e ci affida nelle mani di chi è più esperto si finisce alle volte per convincersi di concetti estremamente sbagliati.
Sono felice, nonostante gli antefatti, di aver perseverato e di non aver smesso di salire in sella alla mia cara compagna di viaggio: le nostre avventure mi hanno infatti regalato tantissime emozioni e soddisfazioni. È insieme e grazie a lei che ho compreso la vera essenza dello sport: fare movimento deve voler dire sentirsi bene, quale che siano le proprie capacità o la propria forma fisica, ed imparare a rispettare e ad abbracciare i propri (umanissimi) limiti.
Sport
Twitter:
domenica 8 Settembre 2024