PSG: I soldi non possono comprare la stabilità

Nel mondo del calcio moderno i grandi movimenti dei top club possono avvicinarsi all’idea per cui si possa comprare il successo, ma non sono, di per sé, sempre una garanzia. I mercati di due big europee come Manchester City e Barcellona sono esempi lampanti di come spendere molto, anche con coscienza, possa portare a tagliare moltissimi traguardi; ma allo stesso modo possiamo parlare di situazioni in cui il flop è stato un colossal, degno del miglior Michael Bay. Prendiamo ad esempio il Chelsea di Todd Boehly e il neo-promosso Nottingham Forest, entrambi membri dell’ambitissima Premier League: le spese dei due mercati della stagione 2022/2023, se combinati, portano ad una cifra ben superiore al miliardo, per avere come risultato – su entrambi i fronti – una costante lotta per la sopravvivenza. L’apoteosi, in questo campo, sembra essere il Paris Saint Germain del presidente Al-Khelaifi. Lo sceicco ha investito, dall’acquisto della società, oltre un miliardo di euro, per vincere “solo” a livello nazionale, in più di dieci anni. La differenza tra il PSG e gli altri club “spendaccioni” è proprio qui: il livello medio del campionato francese è molto più basso di altri, le squadre francesi faticano nelle coppe europee e la maggior parte dei top-player, già confermati o in procinto di divenire, scelgono generalmente di emigrare dopo una o due ottime stagioni; vincere in Francia non ha lo stesso valore di vincere altrove, sul campo ed economicamente.

La stabilità della società parigina, a prescindere dagli insuccessi europei, sembra essere in ogni caso molto labile, forse anche per la gestione dei numerosi acquisti, costantemente al rialzo: nell’arco di sei mesi si è parlato del possibile addio di Neymar, di Donnarumma e persino di Lionel Messi stesso. A pesare sulle asfissianti voci di mercato ci sarebbe dietro una spaccatura totale dello spogliatoio, diviso per “colpa” dell’enfant prodige: Kilyan Mbappé. Il 24enne, dopo un mondiale da protagonista, è tornato dal Qatar con gli occhi del mondo addosso, su tutti quelli del Real Madrid, che lo aveva coinvolto in una delle trattative più sentite della sessione invernale del calciomercato, salvo il rifiuto last minute dell’ex Monaco. Il rinnovo per 3 anni con il suo club, arrivato subito dopo il rifiuto ai Galacticos, vedrebbe – come riportato da vari media – un’estensione delle prerogative del giocatore, che ha chiaramente smentito le accuse. La posizione assunta è stata discussa anche da alcuni membri della squadra, come Presnel Kimpembe, scavalcato nella gerarchia per la fascia da capitano dallo stesso Mbappé.

Se dovessimo trascendere le problematiche tattiche, esasperate durante la sconfitta per 3-1 contro il Lorient, potremmo giungere al tema più caldo dell’ultimo periodo: il caso Messi. Mentre la società si lasciava sfuggire tanti nomi potenzialmente importanti, come Xavi Simmons o Christopher Nkunku, la decisione di investire su uno dei nomi più pesanti nella storia del calcio sembrava quella migliore, un po’ come la Juventus e Cristiano Ronaldo: Messi non ha dato quella marcia in più, necessaria per vincere la Champions League. Ora, a distanza di un paio di anni, il numero 30 – fresco di una Mondiale che mancava da anni – sembra essere in rottura con il club, tanto da essere arrivato a farsi sospendere. La sospensione, di due settimane, è arrivata perché non avrebbe rispettato il diktat del club che gli proibiva di muoversi per gli Emirati Arabi prima di una trasferta, mentre i giornali titolano già di un suo trasferimento nella lega saudita, si può dire che questo colpo di testa è arrivato come un fulmine a ciel sereno, testimoniando che i soldi non fanno la stabilità di una squadra, né tantomeno sono una garanzia di successo.

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giovedì 7 Novembre 2024