Professioniste a pieno titolo: la testimonianza delle calciatrici Capelletti e Tomaselli al Festival dello Sport

“Non oso immaginare l’emozione che hanno provato le ragazze del Barcellona con 90mila persone intorno che le guardavano e facevano il tifo per loro. Speriamo di poterci arrivare, un giorno”. Alessia Capelletti, portiere del Parma Calcio 1913, ha raccontato così quello che fino a poco tempo fa era solo un sogno per le calciatrici, e che dal 1° luglio di quest’anno è diventato realtà: essere riconosciute come professioniste e far sì che il calcio femminile acquisti anche all’interno della società – e dei tifosi – la stessa attenzione di quello maschile.

Se ne è parlato questa mattina, domenica 25 settembre, a Palazzo della Regione nell’ambito del Festival dello Sport di Trento. Assieme a Capelletti hanno preso parola Martina Tomaselli, centrocampista del Sassuolo, Ludovica Mantovani, presidente della divisione femminile Federcalcio, ed Elisabet Spina, a capo del Women Footbal AC Milan.

Capelletti ha raccontato che, nel Parma, la squadra femminile si allena proprio accanto a quella maschile. “Per me è un’emozione giocare accanto a Buffon, portiere della formazione maschile, ‘un mostro’ del calcio italiano”, ha detto. L’idea che tutte le relatrici hanno espresso è che, se il calcio femminile ha molto da imparare da quello maschile, è vero anche il contrario. “Vedo una grande passione e voglia di scendere in campo, da parte nostra – ha affermato la centrocampista del Sassuolo Mantovani -, senza pensare troppo alla parte economica del nostro lavoro”.

“Penso che tantissime di noi portino in campo emozioni e sensazioni del passato”, ha aggiunto Capelletti. “Tutto ciò per cui abbiamo combattuto è realtà, e ora non abbiamo voglia di lasciare anche una sola briciola agli altri. Secondo me questo si è un po’ perso nel calcio maschile, riconosciuto come un lavoro da molto più tempo. È senza dubbio fantastico che il calcio femminile sia un lavoro – è una tutela per tutte noi – ma mi auguro che ciascuna di noi venga sempre accompagnata dalla nostra storia. Spero che non perderemo mai questa passione in più che ci mettiamo”.

Una conquista, quella del professionismo femminile, che ci si augura venga estesa anche agli altri sport. “È un’opportunità per tutti – ha dichiarato Elisabet Spina del Women Footbal AC Milan – sia per le sportive sia per i club”. Come ha ricordato Ludovica Mantovani di Federcalcio, infatti, “nel momento in cui un’atleta rimaneva dilettante un club poteva rischiare di perdere una ragazza anche a metà campionato”.

In questo modo il calcio italiano, ha sottolineato Spina, “è diventato più appetibile per le giocatrici straniere e ha fatto crescere i sogni delle nuove generazioni, tanto che all’interno dei piani della Federazione c’è la volontà di includere maggiormente le più giovani”.

Mantovani ha spiegato che la serie B, adesso, avrà come missione quella di “far crescere i nuovi talenti del calcio femminile in Italia”. Per la serie A è stato scelto un sistema a “poule”: “Un sistema che viene usato spesso in Europa, soprattutto in Belgio – ha detto -. Da lì ci sono cinque club che competeranno per il titolo di Champions League e il “poule salvezza” che competerà per non scivolare nel girone di serie B”.

Si è parlato anche del ruolo della scuola nel promuovere lo sport. “Spesso non viene considerata una materia a tutti gli effetti – ha ammesso Mantovani -. I nostri problemi iniziano dalle palestre, che non possono rimanere inutilizzate, ma dobbiamo anche cercare di capire come lo sport possa entrare nella scuola. È un percorso culturale. Dobbiamo renderci conto di quanto lo sport sia importante per la crescita dell’essere umano, ma dobbiamo anche parlare della crescita e dell’importanza del calcio femminile”.

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mercoledì 19 Marzo 2025