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Pippo Ganna uber alles

Fanno sorridere quei giornalisti che, non avendo a cuore (o conoscendo poco) l’atleta, il suo percorso e i suoi obiettivi, approfittano della minima défaillance per sminuire le sue prestazioni sportive. Fanno sorridere perché poi sono gli stessi a saltare sul carro del vincitore quando conviene farlo, puntuali come orologi svizzeri.

È andata proprio così lo scorso 8 ottobre, quando – a proposito di orologi e di svizzeri – Filippo Ganna ha battuto il record dell’ora al velodromo di Grenchen, in Svizzera. Fino al giorno prima, Ganna era per la stampa un “flop” («Gazzetta»), una “delusione” («Sport Mediaset»), perché il 18 settembre, alla cronometro mondiale di Wollongong, era arrivato «solo settimo» («La Stampa»). Niente maglia gialla alla crono del Tour, niente maglia iridata in Australia: tanto basta ai giornalisti per accusare il corridore piemontese di aver fallito.

Ma come cambiano idea in fretta, questi cronisti. Nel giro di pochi giorni, Ganna diventa (giustamente) l’idolo delle redazioni. “Filippo Ganna nella storia” («Sky TG24»); “Filippo Ganna entra nella storia del ciclismo” («la Repubblica»); “Ganna ha bucato l’aria come un jet a 59 km/h” («Corriere della Sera»); “Ganna e i segreti di un record storico” («La Stampa»); “Ganna leggendario! È suo il record dell’ora: la miglior prestazione umana della storia” («Fanpage») eccetera, eccetera, eccetera. Tutto verissimo, ma se Pippo avesse ascoltato il parere della stampa, “la miglior prestazione umana della storia” non l’avrebbe mai fatta.

Fortunatamente il team che segue e prepara Top Ganna (da Marco Villa a Dario David Cioni) è appena appena più competente di chi spreca inchiostro a casaccio e, grazie al supporto di preparatori e famiglia, il pistard è entrato nella storia con il record dei record: 56,792 chilometri macinati in un’ora, per un totale di 227 giri di pista. In quella posizione così innaturale e corrosiva, con la cassa toracica compressa sul manubrio, Pippo ha seguito la strategia del negative split: partenza moderata (si fa per dire) e prestazione in crescendo. La fame di rivalsa era tale che dopo soli 20 minuti girava già a 59 km/h.

Chiunque altro sarebbe scoppiato a quel ritmo. La locomotiva di Verbania invece non solo ha superato la sfida stracciando ogni record, ma avrebbe persino potuto fare di più. Per vincere la resistenza dell’aria senza poter sfruttare una scia, un ciclista può potenzialmente risparmiare una buona dose di fatica scegliendo di pedalare in un velodromo in altura, dove la pressione è ridotta del 15%; così fecero, per esempio, Eddy Merckx e Francesco Moser a Città del Messico o, più di recente, Victor Campenaerts ad Aguascalientes. Al contrario, Ganna non ha cercato scorciatoie, conquistando i suoi 56,792 km a soli 400 metri di quota.

Neanche una settimana dopo, si laurea campione del mondo nell’inseguimento individuale per la quinta volta, diventando il più vincente in questa disciplina e segnando anche qui un nuovo record del mondo (3’59”636). Tre minuti e cinquantanove secondi. Più o meno il tempo che è servito ai detrattori per eclissarsi.

Mille di questi flop, Pippo.

Sport
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giovedì 18 Aprile 2024