L’insostenibile bellezza della provincia, passando per il Bar Sport

La provincia che brilla. Bel gioco, risultati e la targhetta di “sorprese” di questa Serie A. Hellas Verona ed Empoli, in un uggioso lunedì pomeriggio di novembre che con un turno di campionato sta bene come i cavoli a merenda, hanno confermato come, al verificarsi di determinate condizioni, anche le cosiddette provinciali possano ritagliarsi un ruolo da protagoniste. “Alla faccia dei milioni”, sussurrerebbero al Bar Sport.

Che a spuntarla, sul terreno del Bentegodi, siano stati i padroni di casa con un gol a tempo scaduto poco importa: quello che si è visto sul rettangolo verde è merce rara e letizia per i fini palati dei calciofili.

Realtà diverse, percorsi diversi, filosofie di gioco diverse, ma ugualmente apprezzabili. In riva all’Adige – dopo l’addio, in estate, del condottiero Juric e la “quota zero” che, dopo soli tre turni, è costata la panchina ad Eusebio di Francesco – l’aria che si respirava era a dir poco pesante. Neanche il più screanzato degli scommettitori avrebbe puntato un centesimo sul fatto che Igor Tudor, chiamato a defibrillare i gialloblù, lo avrebbe fatto davvero ottenendo 19 punti in 10 giornate, impreziositi dalle vittorie contro Roma, Lazio e Juventus e dal pareggio contro il Napoli. Agli addetti ai lavori il quadro è chiaro: l’Hellas è tornato ad essere – a sorpresa appunto – quella piccola Atalanta plasmata, in due stagioni, dal “Re Mida” di Spalato.

All’Empoli gli addendi sono diversi, ma il prodotto non cambia: Andreazzolli, intenditor di bel gioco e fine gentlemen, ha costruito e messo in moto un giocattolo di invidiabile bellezza capace, nei panni della neopromossa, di proporre su ogni campo un calcio arrembante e propositivo, senza peccare di zemaniana squilibratezza. 16 punti in nove gare, e mezza salvezza ipotecata già prima del giro di boa, sono un traguardo piacevole e inaspettato.

Difficile, al momento, fare proiezioni sul proseguo di stagione di queste due piccole che “studiano” da grandi. Certo è che, se all’ombra dell’Arena pregustano già aria d’Europa, in Toscana non chiudono le porte a nulla.

E questo – in un calcio votato alle plusvalenze, alle tv, ai milioni, con big inarrivabili e favole alla Leicester sempre più fantascientifiche – è, come direbbero al Bar Sport, tanta roba.

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domenica 8 Dicembre 2024