Lautaro: bandiera o ennesima illusione?

Quello di oggi non è un calcio a cui conviene affezionarsi. Le bandiere non esistono più. Javier Zanetti, Paolo Maldini, Alex Del Piero, Francesco Totti: giocatori come loro – così attaccati alla maglia da farne una questione valoriale, in simbiosi con club e tifosi – non esistono più. Il mondo del calcio (o meglio, del calciomercato) è cambiato radicalmente, tra fondi e proprietà estere, investimenti da capogiro e stipendi da magnati della Silicon Valley. I giocatori crescono con l’ambizione del conto in banca e del palmarès, mentre il legame con i fan viene in secondo, forse anche terzo o quarto piano. Giusto o sbagliato che sia, ciò cambia anche il modo in cui si tifa: si è più diffidenti nei confronti dei calciatori, perché affezionarsi a chi il giorno prima bacia la maglia e il giorno dopo la cambia non piace a nessuno.

Riferimenti a Romelu Lukaku? Puramente casuali. No, ovviamente volutissimi. Lukaku ha tradito la fiducia nerazzurra non una, ma ben due volte. Il belga dice da tempo di poter spiegare, di avere smentite e lance da spezzare a proprio favore: per ora tutto tace. In compenso, c’è un altro attaccante sempre più in sintonia con l’Inter. Lautaro Martínez è arrivato a Milano nel 2018 dal Racing Avellaneda e ha tutta l’aria di chi vuole entrare nella storia della società. In 14 partite di campionato il Toro ha segnato 13 reti (toccando quota 115 in totale), con una media gol che fa invidia ai migliori bomber europei, da Mbappé a Bellingham e Haaland. A breve supererà Christian “Bobo” Vieri (123 gol in nerazzurro) e il connazionale Mauro Icardi (124).

Uno dei segreti di Capitan Lauti è l’alchimia che riesce a creare con i compagni di squadra. La “LuLa” con Lukaku, la “DzeLa” con Edin Džeko, la “ThuLa” con Marcus Thuram: tutte queste eccezionali e proficue coppie d’attacco hanno lo stesso minimo comun denominatore. Quel “La” si incastra benissimo in ogni combinazione, a prescindere dalle caratteristiche tecniche di chi gli sta accanto (il colosso Big Rom, il regista di Saravejo, il rapido Tikus). Lautaro è il partner perfetto. Sta anche migliorando da un punto di vista personale: la fascia al braccio responsabilizza e certi sfoghi impulsivi e rabbiosi visti in passato paiono ora più sotto controllo.

Alla cerimonia del Pallone d’Oro, Martínez ha sentenziato che «il Real è una squadra molto grande, ma la mia testa e il mio cuore sono sempre rivolti all’Inter». Che sia per l’amicizia che lo lega a Javier Zanetti e a Diego Milito (suoi punti di riferimento connazionali che hanno avuto un ruolo chiave nell’inserimento in nerazzurro); che sia perché non gli dispiace vivere a Milano; che sia per la carica che riceve da una Curva che ormai stravede per lui, il Toro si dice innamorato della squadra e le giura amore.

Sarà amore “eterno” – quantomeno lungo abbastanza da poterlo considerare come una bandiera – o sarà l’ennesima illusione per i tifosi? Sarà tutto da vedere. Nel frattempo, finché dura, la Nord può godersi uno dei migliori marcatori del mondo. Mica è poco.

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lunedì 21 Ottobre 2024