L’atleta del mese – Vincenzo Nibali La stoffa del campione
Nuovo appuntamento della rubrica sportiva “L’atleta del mese”. Questa volta tocca a un campione dei due pedali: Vincenzo Nibali.
Il Giro d’Italia di Vincenzo Nibali non è stato quello che lui e i suoi tifosi si aspettavano: ha corso in modo decisamente opaco e sfibrato. Complice una caduta e la conseguente frattura del polso venti giorni prima l’inizio della gara – caduta e frattura che gli hanno impedito di rifinire la condizione fisica -, Nibali non ha mai trovato il colpo di pedale adatto per poter competere con i migliori. A questo infortunio prima della corsa, si aggiungono una serie di incidenti durante la corsa, i quali hanno minato il suo già fragile equilibrio fisico e lo hanno spinto più volte sull’orlo del ritiro. Ritiro che però non è avvenuto. Nibali ha stretto i denti e ha portato a termine il suo Giro d’Italia: una corsa che gli ha dato tantissimo (l’ha vinta due volte in carriera) e che perciò riteneva giusto onorare fino in fondo.
Non è la prima volta che la sfortuna si accanisce contro il corridore messinese. È vero, Nibali ha vinto tanto: due Giri d’Italia (2013 e 2016), un Tour de France (2014), una Vuelta a España (2010), una Milano-Sanremo (2018), due Giri di Lombardia (2015, 2017)… Ma è altrettanto quello che ha perso a causa di infortuni o incidenti. Un solo esempio, valido per tutti. Prova in linea dei Giochi Olimpici di Rio, 2016. Dopo una corsa interpretata ottimamente, Nibali si trova a dieci chilometri dal traguardo in testa con altri due corridori. È nettamente più forte e ha davanti a sé alcuni chilometri di discesa, terreno in cui si è sempre espresso egregiamente. Una medaglia è sicura (il gruppo è troppo indietro e non può rientrare), ma Nibali vuole di più. Vuole arrivare da solo al traguardo e vincere l’oro. Quindi forza la discesa, accelerando dietro ogni curva. Si può discutere su quanto sia stata sensata questa idea, visto che – anche in un arrivo a tre – Nibali avrebbe probabilmente battuto gli altri due in volata. Tuttavia, è quello che Nibali vuole fare e fa. Ed ecco la sfortuna. All’ennesima curva presa a tutta velocità, la ruota del messinese perde aderenza e scivola. Nibali batte contro un muretto e si frattura la clavicola. Fine dei giochi, letteralmente. Ecco, una vittoria con la maglia italiana è quello che manca al suo palmarès per essere davvero completo.
Il Nibali di oggi non è più quello dei Giochi Olimpici di Rio o dei quattro Grandi Giri vinti. Potrà regalare ai suoi tifosi un’ultima grande vittoria prima di ritirarsi? Difficile a dirsi. Ma se questa vittoria non arrivasse, poco male. Ciò che rende Nibali davvero un campione sono la tenacia, la professionalità, il cuore. Correre tutto acciaccato più di tremila chilometri in tre settimane a ritmi forsennati e senza alcuna possibilità di vittoria o di piazzamento richiede una forza di volontà – appunto, un cuore – gigantesca. Nessuno lo ha costretto. Anzi, un ritiro sarebbe stato più dignitoso. Ma Nibali ha voluto comunque onorare la corsa e portarla a termine. È così che fa un campione, che si misura sempre nel modo in cui perde, non nelle vittorie.
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sabato 21 Settembre 2024