L’atleta del mese – Valentino Rossi, un’elegia
Non seguo più il motociclismo da alcuni anni. Per essere più precisi, non lo seguo più da quando s’è imposto il netto dominio spagnolo che continua grosso modo tuttora. Non è questione di campanilismo, ma di emozione e – seppur vero, è brutto da dire – di intrattenimento. Non provo per la nuova generazione di forti motociclisti lo stesso trasporto che ho provato per quella vecchia. Cioè quella di Valentino Rossi, per intendersi. C’è poco da fare: Quartararo, Mir e Miller non catturano quanto Rossi, Marquez e Stoner. Perché? Perché ai primi mancano i secondi, e gli stessi secondi sarebbero stati poca cosa senza il numero 46.
Chi è nato negli anni Novanta ha potuto godere nella sua adolescenza dell’onnipotente funambolismo di Valentino Rossi. In sella alla moto ha compiuto miracoli, scardinando gli avversari. Ha perfino attraversato i confini, imponendosi a livello internazionale, non tanto (o non solo) per il suo modo di intendere il motociclismo, ma per il suo modo di intendere la vita. Per il suo sorriso sornione e lucido che gli permetteva di essere irresistibile fuori dalla pista, mentre in pista invincibile e soprattutto spericolato al limite dell’incoscienza, come un surfista sulla cresta dell’onda.
Se volessimo trovare una definizione che ne racchiuda l’essenza, credo che si potrebbe dire proprio così: Valentino Rossi è stato un equilibrista sulla cresta dell’onda. Aggiungerei anche l’aggettivo naturale: un equilibrista naturale. Sì, perché il suo equilibrio non è mai stato incerto, nervoso, con continui aggiustamenti traballanti come si vede fare nel circo. Valentino Rossi è stato un tutt’uno con la sua motocicletta. Per questo sarebbe riduttivo affermare che il motociclismo sia stato il suo sport. Noi non diciamo che respirare sia il nostro sport. È un atto spontaneo, vitale, inscritto nel nostro DNA. Ecco, Valentino ha piegato a 200 chilometri orari in curva per vent’anni con la stessa placida e quasi noncurante naturalezza con cui noi respiriamo. E quella placida e quasi noncurante naturalezza ha poi informato anche il suo modo d’essere con i giornalisti, nei box, nella quotidianità.
Il 14 novembre ha deciso di scendere in pista per l’ultima volta. Capita a tutti, anche ai campionissimi. Prima o poi tocca anche a loro fare i conti con il corpo o con la testa o con il cuore. E non tutti accettano facilmente il risultato: Schumacher e Michael Jordan, per esempio, non ce l’hanno fatta. Ciò che rende diverso Valentino Rossi dagli altri due campioni appena citati è il rapporto con lo sport che hanno praticato: non è stata la moto a rendere grande Valentino Rossi, quanto piuttosto il contrario. E credo che questa consapevolezza abbia reso più dolce l’idea del ritiro.
Il quinto appuntamento con la rubrica dedicata agli atleti e alle atlete che hanno segnato lo sport non poteva che essere dedicato a lui. Atleta del mese, atleta dell’anno, atleta del secolo.
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mercoledì 30 Aprile 2025