La storia al Tour de France Femmes
Provate a immaginare di indossare la Maglia Gialla e di vedere la vostra rivale scappare via a 50 chilometri dal traguardo della tappa regina del Tour e iniziare a prendere spazio, sempre più spazio: dieci secondi, trenta secondi, un minuto. Nella classifica generale vi separa un margine di appena 1’15’’, che pare parecchio, ma che invece alla prova dei fatti è fin troppo esiguo. Improvvisamente la maglia gialla che indossate vi sta sempre più stretta, sbiadisce, sembra scivolare via, anche perché non ci sono compagne in grado di aiutarvi. Siete sole, sole contro voi stesse e contro la fatica, il male alle gambe e ai polmoni, contro la forza di gravità che sulle maledette rampe dell’Alpe d’Huez pare diventare ancor più bellicosa.
L’Alpe d’Huez è una salita mitica delle Alpi francesi: 13 chilometri e rotti, 21 tornanti e una pendenza che non molla mai. Chi pratica ciclismo a livello professionistico impiega meno di un’ora a scalare l’Alpe, ma quell’ora assume contorni molto sfumati a seconda dello stato d’animo di chi è in sella alla bicicletta. A Demi Vollering, ieri, deve essere sembrata un’ora fulminea, impegnata com’era a scavare quanto più margine possibile rispetto alla rivale, Katarzyna Niewiadoma. Alla quale, invece, sarà parsa interminabile, presa in una rincorsa affannosa sempre sul filo dei secondi. Il Tour de France Femmes si è deciso così: Niewiadoma ha vinto la corsa per appena quattro secondi di margine sull’avversaria, l’olandese Vollering. Il 18 agosto 2024 rimarrà una data storica per il ciclismo: non era mai accaduto che un Tour si decidesse con uno scarto così esiguo tra il primo e il secondo posto della classifica generale. E che si decidesse, per di più, con un epilogo così epico da sembrare finto: un attacco a 50 chilometri dal traguardo; l’Alpe d’Huez; il cielo uggioso che lascia spazio al sole negli ultimi minuti di corsa; le due avversarie faccia a faccia l’una contro l’altra, senza l’aiuto di nessuno. E poi lo sguardo al cronometro; gli abbuoni; la volata al traguardo di Demi Vollering che non ha nemmeno tempo di esultare per la vittoria di tappa, occupata a guadagnare quanto più possibile; la maglia gialla di Niewiadoma che si accende sotto il sole; la fatica di due corpi che si abbandonano sull’asfalto. E infine l’incredulità, la commozione, le lacrime: di sapore diverso, naturalmente.
Ci sarebbe tanto da dire anche sulla gestione di corsa da parte delle squadre delle due cicliste, specie la SD Worx di Demi Vollering. Ma il tempo delle recriminazioni, come ha sportivamente sottolineato la ciclista olandese, non c’è: il ciclismo è uno sport che ti mette solo contro te stesso. Può regalare sogni o lacrime amare, ma è una faccenda che devi sbrigare rimboccandoti le maniche e senza aiuti. Che poi è il bello di questo sport straordinario.
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domenica 8 Settembre 2024