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La ricerca della fragilità

Una delle cose che più mi ha colpito del Giro delle Fiandre 2021 sono stati gli occhi di Mathieu van der Poel sul secondo gradino del podio. Occhi spenti, incredibilmente stanchi. Gli occhi di chi ha forse capito, per la prima volta nella sua carriera, di non essere invincibile. È arrivato secondo in una Classica Monumento durissima, il Fiandre appunto: un risultato straordinario per il 99% dei ciclisti in circolazione. Ma non per uno abituato a primeggiare sempre, sia su strada sia nel ciclocross. Per 254,2 chilometri ha corso proprio così: da leader, sicuro di sé, sempre in controllo, spazzando via le voci circa un suo possibile calo di forma a suon di scatti poderosi sui muri delle Fiandre. Per 254,2 chilometri Mathieu van der Poel è semplicemente stato Mathieu van der Poel. Peccato che la corsa terminasse un po’ più in là.

A 100 metri dal traguardo gli si è spenta la luce. Le gambe che lo avevano così egregiamente servito fino a quel punto hanno deciso che per quel giorno fosse abbastanza. Ed ecco che, invece di sprintare in piedi sui pedali fino al colpo di reni finale, Van der Poel si è seduto di colpo, scuotendo incredulo la testa e osservando la schiena sempre più lontana e poi le braccia alzate al cielo del danese Kasper Asgreen, l’unico ciclista del gruppo in grado di reggere il suo ritmo forsennato negli ultimi quindici chilometri.

Forse la sconfitta, arrivata in questo modo, può trasformarsi in qualcosa di positivo. Si è parlato troppo di Van der Poel (ma lo stesso discorso vale anche per Van Aert), senza dargli il tempo di crescere, di maturare. Era un predestinato già da piccolo, con i riflettori addosso sin dalle prime gare. Il padre ha ammesso di aver dovuto lavorare molto con il figlio perché capisse che non esiste solo il primo posto: da bambino scoppiava in lacrime ogni volta che non vinceva una gara. Tutto questo rumore nelle orecchie (che cresce ancora, gara dopo gara) che cosa può fare di un ragazzo di ventisei anni? E che cosa può fare allo sport? Quindi, ecco che riscoprirsi (e accettarsi) fragile può contribuire a riaccendere la luce in quegli occhi.

P.S. Non ho voluto scrivere una cronaca puntuale al Giro delle Fiandre, ma sviluppare una riflessione estemporanea sul secondo classificato. Con questo non voglio sminuire la vittoria del giovane danese Kasper Asgreen che ha saputo battere una startlist davvero ricca: oltre a Van der Poel, Jasper Stuyven (fresco vincitore della Milano-Sanremo, qui giunto al quarto posto), Wout van Aert (6°), Peter Sagan (15°), Alberto Bettiol (che ha vinto la corsa nel 2019 mentre quest’anno è arrivato 28°), Julian Alaphilippe (42°).

Sport
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giovedì 18 Aprile 2024