Il pagellone del Giro d’Italia
In vista del prossimo Tour de France (che ha inizio il primo di luglio e che promette fuochi d’artificio), ripassiamo a mente fredda alcune prestazioni viste al Giro d’Italia 2023. Prima, però, una doverosa premessa: avremmo avuto una Corsa Rosa completamente diversa se non fosse stato per malesseri e per cadute che, nel complesso, hanno causato ben cinquantuno ritiri. Da Remco Evenepoel a Filippo Ganna, da Tao Geoghegan Hart ad Aleksandr Vlasov, il Giro ha perso lungo la strada alcuni dei suoi più importanti protagonisti. Va tenuto a mente, prima di procedere con qualsiasi tipo di riflessione. Ma veniamo alla nostra modesta, disimpegnata pagella.
Geraint Thomas. Mister G corre uno dei suoi Grandi Giri più belli, aiutato da una super squadra (Arensman, De Plus, Ganna, Puccio, Sivakov, Swift). Non a caso la INEOS piazza ben tre corridori in top ten. E chissà, forse Geoghegan Hart avrebbe persino potuto “rubargli” la fascia da capitano, se solo non fosse rimasto coinvolto in quel brutto incidente. Comunque, lasciando a casa i “se” e i “ma”, Thomas non ha nulla da rimproverarsi, salvo qualche scelta tattica discutibile (era davvero necessario cambiare il casco durante la cronometro, impiegandoci tutto quel tempo?). Inoltre, visto appunto lo strabiliante team a propria disposizione, avrebbe potuto osare un po’ di più con gli attacchi, ma così facendo avrebbe probabilmente tradito la strategia “sulla difensiva” tipica dei Grenadiers (e risalente ai tempi della Sky). Può ancora rifarsi alla Vuelta. Voto 9.
Primož Roglič. Che cosa vuoi dirgli, a uno così. Che cosa vuoi dire a uno che ti strappa l’anima e che ribalta ogni prospettiva con una cronometro. Al limite si può rimproverare anche a lui una certa pigrizia negli attacchi, ma qualche morso qua e là lo ha dato. Guai ad abbassare la guardia e a sottovalutare una mina vagante come Roglič. Anzi, considerando i ciclisti più vincenti del momento, è meglio dire così: guai a sottovalutare uno sloveno. Voto 9,5.
João Almeida. Mai realmente pericoloso, mai realmente determinante. Che abbia consacrato la propria carriera al landismo? Voto 6.
Jonathan Milan. Dopo il ritiro di Nibali, sembrano non esserci eredi italiani all’orizzonte per provare a vincere un Grande Giro. Possiamo però consolarci con talenti di altro tipo, come Jonathan Milan. Vincitore dell’oro olimpico su pista nel quartetto insieme a Ganna, Consonni e Lamon, Milan ha dimostrato a questo Giro d’Italia di avere tutte le carte in regola per essere anche un ottimo velocista. Ha nelle gambe uno sprint da far tremare i polsi. Due o tre aggiustamenti e ci siamo. La maglia ciclamino gli dona. Voto 8.
Derek Gee. Non ha certamente intaccato alcun equilibrio in termini di classifica generale né ha mai vinto una tappa, ma non si possono non apprezzare i suoi molteplici tentativi di arrivare al traguardo con le braccia al cielo. Il ciclismo vive anche di fughe e di sogni estemporanei. Premio “Combattività” meritatissimo. Voto 7.
Thibaut Pinot. La classifica scalatori non era il suo obiettivo, ma vincerla è comunque un risultato di tutto rispetto. Questo è il suo ultimo anno da professionista e non lo vedremo più – almeno ufficiosamente – sulle strade italiane. Ci mancherai, Tibò. Voto – no, niente voto. Oscar alla carriera.
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mercoledì 15 Gennaio 2025