Il calcio europeo e la risposta alla guerra

L’Europa è stata la culla del calcio, questo sport è parte integrante della nostra cultura, ed è proprio nel nostro continente che sono sempre andate in scena le competizioni più prestigiose e desiderate di sempre: Champions League – la Coppa dei Campioni – e la UEFA Europa League – la Coppa UEFA.

Con una guerra a poche migliaia di chilometri da un ipotetico “punto centrale dell’Europa calcistica” la reazione dei vertici delle massime organizzazioni nel settore, UEFA e FIFA, non poteva essere tardiva. Il conflitto ha visto la Russia invadere l’Ucraina, e a pagarne le conseguenze sono i club e la federazione “degli Orsi”.

Quelli che sarebbero dovuti essere gli avversari della Russia – per le qualificazioni ai Mondiali – si sono rifiutati in maniera categorica, con calciatori e staff fermissimi sulle loro posizioni: nessuno giocherà contro la Sbornaya. Così anche per i club, la scelta di lasciar giocare lo Zenit in Uefa Europa League è stata messa alla gogna dal punto di vista mediatico.

Bisogna anche sottolineare che la finale di Champions era fissata al 28 Maggio proprio a San Pietroburgo, dimora dello Zenit, ma che in seguito ai trascorsi degli ultimi giorni è stata, ovviamente, spostata in quel di Parigi, mantenendo però la stessa data: tanto scontato quanto giusto.

Per quanto riguarda invece il grido che unisce milioni di voci, e che chiede di porre fine a questo conflitto, nessun calciatore si è tirato indietro: intere squadre si sono espresse pubblicamente e nessuno ha esitato nel lanciare l’appello “Stop War”. Un’idea ridotta all’osso ma chiara, essenziale.

Non scordiamo mai che le squadre sono composte da atleti e lavoratori di qualsiasi ambito, persone umane come noi tutti. È allora giusto che per una scelta “venuta dall’alto” siano loro a farne le spese? Un esempio non calcistico per rifletterci su: la Russia è stata cancellata dall’Eurovision perché “i valori che la competizione vuole mandare non sarebbero rispettati con la partecipazione di uno stato che sta perpetuando azioni simili”.

Allora sorge quasi spontaneo chiedersi dove sia finito il messaggio inclusivo e aperto verso chiunque, sempre propinato dal binomio FIFA-UEFA, che in questo caso non lascia scampo alla prospettiva per cui non tutti i russi siano d’accordo con questa barbara e crudele politica militare. Eppure sono migliaia, in Russia, le persone scese in piazza per manifestare il proprio dissenso, pena l’arresto.

Quel che c’è di certo è che a pagare per questo scenario inimmaginabile saranno persone innocenti, come di consueto in queste tragiche circostanze. Il fútbol è compreso nella categoria perché, come si dice sempre, “solo le guerre fermano il calcio”.

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sabato 8 Febbraio 2025