Ghiaccio e concentrazione: ingredienti fondamentali del curling
La recentissima medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino dei giovani Stefania Constantini e Amos Mosaner ha portato alle luci della ribalta e agli onori delle prime pagine uno sport poco conosciuto – su cui, tra l’altro, non è raro sentire dell’ironia – ma che nasconde la tecnica delle più celebri discipline olimpiche, mista alla concentrazione dei migliori giochi di strategia.
Il nome curling deriva dal verbo to curl, roteare, ossia il movimento impresso dagli atleti – per garantire una direzione rispetto all’altra, oltre che per determinarne la direzione – alle pietre di granito levigato che figurano tra i protagonisti della disciplina. È proprio grazie ai suoi strumenti che questo sport è conosciuto, i “sassi” e le “scope”, che mantengono questo nome anche nel linguaggio tecnico (in inglese stone e sweep).
La stone ha un peso compreso tra i 17 e i 20 kg e presenta un’impugnatura a forma di maniglia, contenente un meccanismo elettronico rilevatore di falli di gioco. Le scope, in passato di saggina, sono oggi composte da materiale tecnico per migliorare le prestazioni. A queste si aggiungono delle speciali scarpe con suole diverse, una delle quali atta a scivolare sulla superficie ghiacciata.
Il curling è uno sport di squadra – praticato in quattro o da una coppia mista – e prevede lo scivolamento della stone verso un’area di destinazione chiamata casa, formata dai quattro cerchi concentrici tipici di ogni bersaglio. Il percorso viene indirizzato e agevolato dall’azione delle scope, utilizzate per scaldare la superficie del ghiaccio. Lo scopo del gioco è accumulare un punteggio maggiore dell’avversario, calcolato in base al numero di pietre più vicine al centro. Le tattiche di gioco e le tipologie di lancio, frutto di intensi allenamenti, sono svariate e molto complesse.
Ma da dove deriva questo particolare sport? Un indizio ci è dato dal suono di cornamuse che si diffonde prima dell’inizio di ogni gara. Ebbene sì, il gioco denominato anche delle “bocce sul ghiaccio”, nasce proprio in Scozia, intorno alla metà del 1500. Documenti e quadri dell’epoca testimoniano l’avvento di quello che è oggi uno sport praticato nella maggior parte dei Paesi a nord dell’equatore – Canada, Svezia e Norvegia tra i primi – e disciplina olimpica ufficiale dal 1998 e paralimpica (in carrozzina) dal 2006.
Nonostante il prestigio assunto dall’inserimento alle Olimpiadi, in molti Paesi – tra cui l’Italia – il curling può essere definito uno sport principalmente amatoriale. Il numero di professionisti praticanti a tempo pieno è infatti molto basso. Senza dubbio, però, quest’importante medaglia porterà la giusta luce su una disciplina invernale tra le più particolari.
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giovedì 10 Luglio 2025