Festival dello Sport: oltre il limite, due chiacchiere con Omar Di Felice

Omar Di Felice cercherà di attraversare l’Antartide in bicicletta, un’impresa mai riuscita prima. Lo ha annunciato nel corso del Festival dello Sport di Trento, lasciando esterrefatte le persone presenti all’evento. 2000 chilometri, da percorrere in circa due mesi, senza alcun tipo di assistenza se non quella legata alla sua pluriennale esperienza di atleta di ultracycling. Dopo la presentazione dell’impresa, abbiamo voluto fare alcune domande a Di Felice per capire meglio che cosa significa ultracycling e come ci si prepara a questa particolare disciplina.

È mai arrivato durante una tua spedizione il momento della crisi, quel momento cioè in cui gambe e testa ti mollano? Se ti è successo, che cosa ti ha spinto a continuare?

Le difficoltà che si incontrano in spedizione sono sempre molte e talvolta così elevate da far pensare a un abbandono. E’ tanto lecito quanto umano. Ma è anche un modo per mettersi alla prova che insegna ad affrontare i problemi tanto nello sport quanto nella vita. Finora ho affrontato difficoltà talvolta apparentemente insormontabili che sono riuscito a superare sempre grazie alla capacità di scomporle in problemi più piccoli da risolvere uno alla volta.

Che cosa consiglieresti a chi vorrebbe intraprendere la strada dell’ultracycling?

Come tutte le discipline sportive, soprattutto quelle di ultraendurance, richiedono dedizione e convinzione. Stabilita la propria reale volontà è fondamentale affidarsi a tecnici esperti e avere una preparazione adeguata alle proprie capacità e progressiva nell’approccio.

Tu hai detto che ti senti pronto per l’impresa in Antartide e che, anzi, non partiresti nemmeno se non fosse così. Qual è la cosa che più ti spaventa della spedizione?

La preparazione di questa spedizione è il coronamento di un sogno, ma ha comportato anche un grande lavoro di preparazione logistica, fisica e mentale. Credo di essere pronto ad affrontarla, senz’altro felice di essere in procinto di provare a realizzare questo sogno. Le paure sono una spia d’allarme sempre presente che mi garantiscono la capacità di valutare ogni singolo passo nella maniera più sicura possibile ma, al tempo stesso, non sono e non saranno un limite.

Hai detto che l’ultracycling permette di scavare a fondo dentro se stessi e di scoprire cose che normalmente non si scoprirebbero. In tutti questi anni di attività, che cos’hai scoperto di te stesso?

Ogni avventura estrema è un viaggio di scoperta dei propri limiti e un banco di prova e allenamento alla vita stessa. Senz’altro ho acquisito maggior consapevolezza dei miei mezzi e anche del fatto che la solitudine sia uno stato in cui riesco a esprimere il meglio di me.

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sabato 5 Ottobre 2024