Festival dello Sport: intervista ad Alex Bellini

Alex Bellini è un esploratore che tra le sue numerose traversate annovera quella dell’Oceano in barca a remi. Recentemente si è votato a un’impresa altrettanto importante e difficile: combattere la crisi climatica. Abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo dopo il suo incontro nella terza giornata del Festival dello Sport.

Alex, hai affrontato numerose imprese, molte delle quali in solitaria. Come vivi la differenza tra quei momenti e la vita di tutti i giorni?

La cosa marcata che salta all’occhio è che nella vita di tutti i giorni c’è una distribuzione della responsabilità che non esiste quando sei impegnato in un’attività solitaria. Questo è un grande insegnamento di cui mi rendo conto quando ogni tanto mi prendo dei lussi che non mi potrei permettere in mezzo al mare. Le mie esperienze diventano anche uno standard che tendo talvolta con fatica a replicare a terra, come l’idea di essere l’unico responsabile delle mie azioni, sulla barca non c’è nessuno che, per esempio, fa le cose per me, rema per me, mentre a casa le responsabilità sono divise. Poi, dall’altra parte, c’è anche il piacere di condividere la vita con chi amo, con la mia famiglia, le mie figlie, e questa è tutta un’altra avventura che prevede delle logiche un po’ diverse.

Durante le tue imprese ti sei trovato in stretto contatto con gli ambienti naturali più diversi. Questa visione così da vicino della natura ha fatto emergere in te un maggiore desiderio di proteggerla?

Sì, chiaramente. Io parto dal principio che non puoi amare o non puoi proteggere qualcosa che non conosci, e in questo caso si tratta di un processo lento di acquisizione di una consapevolezza che parte dal frequentare l’ambiente. Lo frequenti, comprendi, conosci, interpreti e di conseguenza te ne innamori. È solo quando ami qualcosa che poi tendi a proteggerla, esattamente come un padre o una madre protegge i propri figli. Per questi motivi non dovrebbe sorprendere se sono proprio i navigatori, gli esploratori, gli alpinisti, ma anche i cicloturisti, insomma tutta la gamma di viaggiatori, che diventano a un certo punto voce del bisogno di prendersi cura di un ambiente che sì, dà possibilità di realizzare grandi sogni, ma sotto la lente più ampia permette anche la vita sulla Terra. Inoltre, l’esploratore è una persona che cammina come un funambolo su una linea sottile tra il troppo e il troppo poco ed è proprio perché riesce a camminare, a rimanere in equilibrio, non incidendo e non violando quei principi fondamentali che garantiscono gli equilibri sociali e ambientali, che si definiscono dei nuovi standard di riferimento.

Per imprese come la tua, è fondamentale conoscere la natura?

Sì, è importante conoscerla perché se non conosci la natura non conosci l’ambiente, non ne conosci le logiche, i ritmi, gli aspetti più delicati e in questo modo il rischio di incorrere in pericoli inutili è molto alto. Ogni spedizione, ogni attività esplorativa prevede sempre e comunque un momento di conoscenza e di introduzione all’ambiente, prima in una forma virtuale, attraverso le ricerche che si possono fare da casa, poi sempre più accedendovi anche fisicamente. È così che si può cominciare non solo a interpretare, ma anche a sentirsi in sintonia e a comprendere i cicli della natura, i punti delicati. Di conseguenza, solo a quel punto, quando hai acquisito quella forma di conoscenza, è il momento propizio per iniziare.

Le tue imprese sono poi virate verso la salvaguardia ambientale, ci puoi raccontare questa esperienza?

Deriva dalla responsabilità dell’esploratore che ha conosciuto la natura e che vuole guidare la consapevolezza di tante altre persone che magari non hanno avuto lo stesso privilegio di poter guardare il mondo da una prospettiva diversa. Il ruolo che vorrei avere è proprio quello di guidare a volo d’uccello sopra il mondo, sopra agli ecosistemi. Vorrei raccontare come bisogna pensare, il modo, non che cosa si deve fare. Questo perché molte delle azioni che compiamo sono determinate da ciò che pensiamo, dai modelli mentali di riferimento e se vogliamo cambiare qualcosa nel mondo, dobbiamo cambiare anche questi schemi di riferimento, le spiegazioni che ci diamo ai vari fenomeni della vita. Quindi mi piacerebbe essere una guida spirituale in un certo senso, più che una guida pratica. La crisi ecologica può essere risolta solo se contemporaneamente c’è un’evoluzione culturale: questa è la precondizione di tutto.

Sport
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

martedì 21 Gennaio 2025