FDS 2024 – Pierluigi Collina, il BSMT passa dal Festival dello Sport

Basement, il podcast di Gianluca Gazzoli che ospita personaggi del mondo dello spettacolo, della musica, della scienza e dell’imprenditoria, si è spostato al Teatro Sociale di Trento per una puntata dal vivo con il Presidente della Commissione Arbitrale FIFA Pierluigi Collina.

Era il 2005 quando il più famoso arbitro italiano salutò per l’ultima volta il campo da gioco, passando ad una posizione più defilata. “Alcune notti sogno ancora le partite e mi diverto moltissimo: è la parte che più mi manca della mia carriera precedente. Mi sento comunque un privilegiato perché continuo ad occuparmi della mia più grande passione: il calcio”.

La nuova posizione lo vede sempre in viaggio a gestire campionati in tutto il mondo e lo rende attivo sul web con video e contenuti social che lo hanno trasformato in un’icona anche tra i più giovani. “È una cosa che mi sorprende sempre”. Nonostante fosse già l’immagine di copertina di un videogame e comparisse come arbitro in un indimenticabile episodio di Holly e Benji.

Gli esordi a 17 anni quando, su suggerimento di un compagno di classe, si iscrive al corso arbitri per provare qualcosa di nuovo e di diverso. “Mi sono sempre piaciute le sfide e lì mi hanno saputo stimolare nel modo giusto. A quell’età non è facile, perché si pensa soprattutto al divertimento, e i miei amici mi prendevano in giro perché passavo i weekend in giro per l’Italia ad arbitrare. Così facendo ho però imparato presto una cosa fondamentale nella vita: saper prendere decisioni e soprattutto sapersi prendere la responsabilità di quelle decisioni”.

A 25 anni a causa di una malattia perde tutti i peli del corpo compresi i capelli e diventa il diverso in un periodo in cui la calvizie non era socialmente accettata. L’effetto sul pubblico viene testato in una partita a Latina dopo che gli era stato chiesto di sospendere l’arbitraggio per tre mesi. “Ringrazierò sempre i tifosi di Latina per non aver fatto una piega. Alla fine la calvizie si è tramutata in un segno distintivo e mi sono dovuto impegnare ancora di più perché quando sei riconoscibile lo sei sia nel bene che nel male: non potevo permettermi errori grossolani. Ma mi andava bene: agli arbitri non piacciono le cose facili”.

Le partite difficili infatti non l’hanno mai spaventato, conscio che la sua professionalità gli aveva permesso di costruire buoni rapporti con i giocatori e con gli spettatori. “Credo che i calciatori mi apprezzassero perché capivano di avere a che fare con qualcuno che viveva i momenti come li vivevano loro. Ho sempre cercato di essere diplomatico per calmare gli animi. Vederti accettato, soprattutto nell’errore, che è umano, è la cosa che fa più piacere: significa che ti sei costruito una credibilità per cui le persone hanno piena fiducia in te. Arbitrare ogni partita al massimo è la cosa più difficile: per quanto si possa essere bravi c’è sempre margine di miglioramento”.

 

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lunedì 9 Dicembre 2024